Cartellino Rosso
Tutto quello che non sapete su Quique Setien…
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5 anni agoon
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RedazioneChi è Quique Setien? Qualcuno lo conosce? Forse in pochi sanno qualcosa del neo tecnico del Barcellona, ma chi ha visto giocare il suo Betis giura che il club blaugrana ha fatto la scelta giusta…
Scacco matto
L’evento che contribuisce a plasmare l’idea di calcio di Quique Setien risale alla sua adolescenza, ma non ha nulla a che fare col pallone: ad illuminare il futuro tecnico blaugrana fu la sfida del Mondiale di scacchi 1972 tra Bobby Fischer e Boris Spassky…
Sempre all’attacco
Fervente discepolo di Johann Cruijff, Setien non è uomo da barricate, il suo credo è l’attacco, sempre e comunque, anche a costo di incassare qualche gol di troppo, prestando il fianco alle ripartenza avversarie: sarà che da calciatore era uno di quelli talentuosi, che amano giocare il pallone e mal sopportano il lancio lungo, sarà che l’incontro col Dream Team dell’Olandese Volante fu simile alla folgorazione di Paolo sulla via di Damasco:
“Io gioco sempre all’attacco. A padel, a scacchi, a calcio. Non so mettermi dietro ad aspettare, attacco anche se so che magari m’infilano. C’è un sentimento, una filosofia mentale che mi spinge a prediligere l’offensiva e m’invita a giocare così. Nel momento in cui appare Cruijff col Barça e tu sei lì in campo e inizi a rincorrere la palla, vai da un avversario all’altro e quando arrivi questi ha già dato il pallone a un compagno e via dicendo e passi 80 minuti correndo dietro alla palla senza toccarla ti rendi conto che si può giocare in maniera diversa. E ti chiedi come fanno ad ottenere un gioco così, perché allora non lo faceva nessuno. Inizi ad analizzarlo, non tutto ti è chiaro ma studi e quando ho deciso di fare l’allenatore pensai che mi sarebbe piaciuto da morire giocare in una squadra come il Barcellona. Io questo me lo porto dentro”.
Come Pep
Da Cruijff a Guardiola, da Pep a Quique Setien, che vede nell’attuale tecnico del Manchester City una fonte d’ispirazione costante:
“Il punto di riferimento è Guardiola. Quando io giocavo mi infastidiva tantissimo la tipica situazione nella quale io andavo a chiedere palla al centrale e questo boom, la sparava sopra la mia testa. Non lo capivo. Io volevo associarmi, passare, combinare”.
Sbagliando s’impara
Per giocare un calcio armonico e votato all’attacco bisogna essere disposti a rischiare, sacrificando la solidità difensiva sull’altare dello spettacolo:
“Io do per scontato che nel corso di una stagione incasseremo 3-4 gol per un passaggio sbagliato in una zona pericolosa. Ma il beneficio che traggo da questo tipo di gioco è immensamente maggiore rispetto al pregiudizio che mi può causare questo stile. È chiaro che togli il calciatore dalla sua zona di comfort, è così facile tirare un calcione e disfarsi della palla… Però una volta appreso, apprezzano”.