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ESCLUSIVA, Pellissier: “Il problema del calcio italiano? Non c’è meritocrazia”

Davide Sacchetti intervista in esclusiva Sergio Pellissier, ex capitano del Chievo Verona, ora presidente.

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Davide Sacchetti intervista in esclusiva Sergio Pellissier, ex capitano del Chievo Verona, ora presidente.

Come ti sei trovato a Torino e Ferrara e che cosa ti hanno lasciato?
Con Torino sono cresciuto nel settore giovanile e andato in prima squadra mentre a Ferrara.

Cosa rappresenta per te il Chievo ?
Il Chievo rappresenta per me famiglia, per me è stato tutto ho passato gran parte della mia vita calcistica qui alla fine non giocavi per te ma per gli altri e per il popolo del Chievo.

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Che responsabilità avevi nel momento che sei diventato capitano?
Avevi tante responsabilità perché i ragazzi più giovani ti prendevano come punto di riferimento dovevi dare l’esempio sia in campo ma anche fuori, per i tifosi ero considerato un idolo.

E che responsabilità hai oggi che sei il presidente?
Adesso ancora di più perché sai tu che decidi e tutto quello che accade ricade su di te e ci tengo a non deludere la squadra ma soprattutto i tifosi.

Stagione a cui legato?
Una è quella della Serie B quando sono diventato capitano e ho sollevato la coppa e l’anno dopo quando ci siamo salvati che ho fatto tripletta alla Juventus e convocazione in nazionale e che ci siamo salvati alla fine sono state due annate spettacolari.

Ti è rimasto il rammarico di non poter fare più presenze in nazionale?
No non mi è rimasto perché in quegli anni chi arriva in nazionale era davvero molto forte davanti a me c’erano giocatori che avevano fatto più di 300 gol in Serie A. Ho sbagliato periodo al giorno di oggi ci sarei sicuramente perché non ci sono giocatori italiani con più di 300 gol.

Richieste da top club italiani?
No non sono mai arrivate richieste e io non ho mai espresso la mia volontà di andare via dal Chievo.

Partner di attacco con cui hai legato di più?
Io, Tirbocchi e Amauri ci capivamo veramente alla perfezione e il mister ci faceva ruotare.

Problema del calcio Italia?
Il vero problema è che dobbiamo far giocare i giovani a tutti costi anche se non hanno dimostrato ancora nulla, purtroppo non c’è più la meritocrazia per me se c’è un vecchio che a 38 anni fa ancora la differenza è giusto che giochi e che il giovane prenda spunto dal più anziano e non che debba giocare perché le società sono costrette a metterlo in campo.

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