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Fino alla fine

Juventus-Lazio: Igor Tudor presenta il match

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Davide Giordana

Juventus-Lazio: Igor Tudor presenta il match

Un passato di gloria contro quello più recente: Juventus-Lazio, anticipo di sabato sera all’Allianz Stadium, non sarà di certo una partita come tutte le altre per Igor Tudor.

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Il croato alla Juventus è stato, quasi, una bandiera. 

Soprattutto da calciatore negli anni di Marcello Lippi e di Carlo Ancelotti in panchina, prima di tornare a sedersi sulla stessa nell’annata di Andrea Pirlo. 

Della Lazio, invece, è stato per pochi mesi l’allenatore.

Il doppio ex della partita è stato intervistato da ‘TuttoSport’ nella quale ha parlato soprattutto di Juventus-Lazio: una gara, per Tudor, molto speciale.

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La partita

“Se guarderò la partita? Sicuro che la guardo. Mi aspetto una bella sfida, con due squadre allenate da due tecnici nuovi, partiti bene con energia e idee nuove. C’è positività intorno a loro. A me piace vedere le azioni da rete e credo che il calcio debba andare in questa direzione. I tifosi li attrai se giochi all’attacco per fare gol e credo che sia Motta che Baroni da questo punto di vista siano partiti col piede giusto”.

La Juventus di Motta

“Penso che la sua fase difensiva sia il punto di forza. Per quanto riguarda la sua fase offensiva io la penso come lui: non ci sono più i ruoli fissi, il numero 6, il numero 8 etc. Credo che sempre di più nel futuro il calcio andrà in questa direzione, meno posizionamento e caos organizzato. Una struttura che si può esprimere con giocatori differenti contando anche sull’attacco dello spazio e la riaggressione. 

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Serve ovviamente una grande condizione fisica. Ai giocatori si dà una libertà di movimento all’interno di un gioco studiato. Il calcio troppo posizionale è superato, è anche più facile da leggere. Ora si va nell’area avversaria con i difensori e si difende anche con gli attaccanti. Diciamo che il precursore, il primo è stato Gasperini. Motta non è Gasperini, ma ha fatto suoi alcuni principi”.

L’esperienza bianconera e quella biancoceleste

“Due cose diverse. Nella Juve ho creato il mio Dna avendoci vissuto 8 anni quando ero giovane, il club mi ha dato l’impronta di cosa sono diventato. Alla Lazio nei tre mesi mi sono divertito tanto con lo staff, i giocatori e il club. È stato fatto un bel lavoro anche a Roma”.

La panchina futura

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“Non fa differenza, l’importante è la condivisione del progetto e dei pensieri con il club, con i dirigenti. Vedere il calcio nello stesso modo per come costruire e gestire una squadra. Rispettando i ruoli di tutti”.

Il pensiero su Douglas Luiz

“Io alla prima partita ho fatto gol con il Perugia, sono partito alla grande. Se hanno scelto Douglas Luiz vuol dire che è bravo, anche Platini ha faticato all’inizio, ma quelli forti escono sempre”.

Dusan Vlahovic

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“Non mi permetto di dare consigli a chi sa fare bene il suo lavoro come Giuntoli che ha preso gli uomini giusti per questo allenatore e per vedere il calcio che piace. Vlahovic per me è fortissimo, avrà sbagliato qualche gol ma ne ha fatti e ne farà tanti: può arrivare a 25-30 in questa stagione”.