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Roma, il segreto della rinascita di Pastore? Chiedetelo a lui…
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5 anni agoon
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RedazioneDopo una stagione, la prima alla Roma, nettamente insufficiente Javier Pastore è tornato a sentirsi protagonista sotto la guida di Paulo Fonseca. Il trequartista argentino, che tanto pesa sul bilancio romanista tra costo del cartellino e ingaggio, ha cominciato a far rivedere il suo talento. Perché solo adesso? Facile, “ora il mio fisico inizia a sentirsi lo stesso di prima. Se sto bene riesco a dare il meglio ma se fisicamente non ci sono non riesco a dare il massimo”. Insomma tutta una questione atletica. Se le gambe non girano, assicura Pastore nel corso di una intervista al sito ufficiale del club giallorosso, non si va da nessuna parte. “L’avventura alla Roma è partita bene ed ero molto entusiasta di giocare qui – ricorda pensando alla passata stagione -. Poi purtroppo mi sono fatto male un paio di volte di seguito. A settembre già è iniziato ad andare tutto male. Avevo perso la fiducia dell’allenatore, perché non ero mai in campo. Fisicamente non sono stato mai bene, non riuscivo a gestire bene gli allenamenti o a migliorare la condizione fisica. Ho fatto pochissime partite e non è stato un anno facile, a livello personale e sportivo”. Dall’arrivo di Paulo Fonseca in panchina invece sembra tutto cambiato. “L’allenatore è stato sempre molto onesto, ha dimostrato di aver fiducia in me. Mi ha chiesto di dimenticare quanto accaduto prima, di allenarmi al 100% – spiega Pastore -. Mi hanno gestito bene. Ho parlato con lo staff, ho detto che l’anno precedente non ero mai riuscito a trovare la forma giusta: per diverse necessità ero dovuto comunque scendere in campo e per questo non facevo bene per la squadra e mi facevo male pure io”. Riguardo all’obiettivo di questa stagione, Pastore è chiaro: “Essere sempre a disposizione dell’allenatore, in ogni momento. Per novanta o dieci minuti. Voglio stare bene fisicamente e portare la Roma più in alto possibile. Il calcio è un gioco di squadra e se la Roma finisce in alto è perché tutta la squadra ha fatto bene, non solo un giocatore”.
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