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Auguri a…13 agosto: Bruno Giordano
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6 anni agoon
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Redazione
Il gol come sentenza, la spontaneità come filosofia di vita. Dici Bruno Giordano e pensi, immancabilmente, Lazio. Ed è proprio con la maglia biancoceleste che Bruno, romano di Trastevere, ha esordito nel mondo del calcio compiendo il lungo iter delle giovanili laziali all’ombra della prima squadra di Maestrelli, che nel frattempo incantava l’Italia vincendo uno storico quanto inaspettato tricolore.
E l’anno dopo, Giordano era lì. Pronto a far parte di quella corazzata per i dieci anni successivi. Le cose andarono poi diversamente, almeno a livelli di risultati, a causa della brutta malattia che colpì il Maestro e poi, come un effetto domino, scatenò i suoi funesti effetti anche sul resto del gruppo.
Eppure Giordano c’era, e segnava. Ammazza se segnava: 108 reti complessive con la maglia della Lazio in dieci anni di militanza (o meglio, otto più due, se si considerano i due anni di fermo per il coinvolgimento nello scandalo del calcioscommesse), tanti da guadagnarsi -su ordine di Maestrelli- la maglia numero 9 che fu di Chinaglia.
Di leggenda in leggenda, anche se fra i due i rapporti non furono mai idilliaci. Tanto che proprio sotto la presidenza di Chinaglia Giordano fu ceduto al Napoli per circa 5 miliardi di lire. Erano gli azzurri di Maradona, quelli dello Scudetto e della Coppa Italia messi in bacheca. Era il Napoli del Ma-gi-ca, acronimo per Maradona-Giordano-Careca, il tridente dei sogni.
Tre anni di reti (23) e poi il trasferimento in provincia, prima a Bologna (1989-90) e poi ad Ascoli (90-92), sempre nel segno del gol. Quindi il ritiro e una lunga carriera da allenatore nelle serie minori, prima di dedicarsi al ruolo di opinionista televisivo, professione che ancora oggi ricopre.
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