Pazza Inter
Lo strillo di Borzillo – Cuore e batticuore: bentornati a casa!
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6 anni agoon
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RedazioneMa che vi sto a dire, ma che vi sto a raccontare…ci sono emozioni che vanno vissute nella vita, sportivamente parlando. Morti e sepolti fino a cinque minuti dal termine, spernacchiati e presi per il culo da chicche e pure sia, i ragazzi di Spalletti hanno trovato un moto d’orgoglio, una ragione per lottare, una botta di adrenalina e sono riusciti nell’impresa calcistica di ribaltare una partita data troppo presto per messa in naftalina da Pochettino e la sua band.
Intendiamoci, non è successo nulla; non si è vinta la Champions, lo scudetto, il torneo estivo dei lidi romagnoli. Si è vinta, semplicemente, una partita. Che è poca roba, direte; forse, dico io, ma in quel tiro al volo di Maurito o nel colpo di testa di l’ha presa Vecino c’è tutta la tensione accumulata dal popolo del cielo e della notte per un avvio di stagione che peggio di così era impossibile fare. Davvero complicato.
L’Inter che non ti aspetti cerca di giocarsela con il Tottenham, squadra impressionante dalla metà campo in su ma altrettanto imbarazzante in fase difensiva. Fa quello che può la banda nerazzurra, lotta su ogni pallone, corre, vorrebbe comandare la partita ma in questo momento storico le gambe non sono ancora a mille e la testa è frenata da cocenti delusioni subite nell’ultimo mese. Sicché, per dirla tutta, gli inglesi non è che soffrano in maniera particolare i tentativi interisti; si limitano a difendere, commettono un mucchio di errori in fase di disimpegno ma senza mai pregiudicare l’esito della gara, seri pericoli nei primi quarantacinque minuti non ne ricordo. Poi magari sono rincoglionito, però tornando a ieri sera giuro che non mi passa proprio nulla dal cassettino della memoria; tanta buona volontà, innegabile, poco costrutto. Un po’ il leitmotiv del settembre più nero che azzurro dell’undici meneghino (Dio quanto mi piace il termine meneghino…).
Si ricomincia: l’Inter cerca di accelerare, di far salire il ritmo partita ma taaaac, al primo affondo della ripresa gli Spurs passano, con una botta di culo di Eriksen, che se ce l’avessimo noi farei l’abbonamento anche in trasferta pur di vederlo giocare. Insomma, carambolone sullo stinco di Miranda (ieri sera versione Beckenbauer, almeno dal mio punto di vista ma tenete conto che ho 3 diottrie in meno sia dall’occhio destro che da quello sinistro), traiettoria impazzita, avvitamento su sé stesso di Handanovic – stile del numero uno nerazzurro quantomeno rivedibile, in un qualunque torneo di tuffi gli avrebbe procurato una sfilza di due e tre -, smanacciata senza un perché e pallone in fondo al sacco. Ma un bel vaffanculo alla sfiga ci sta proprio bene.
Spalletti gesticola più di uno morso dalla tarantola, urla, sbraccia, sbraita, suda talmente che il riflesso delle luci notturne che riempiono il buio della sera si rifrangono sugli spalti colpendo indistintamente negli occhi ora questo spettatore ora l’altro. Cerca anche di cambiare qualcosa, il tecnico di Certaldo, ma i risultati non sono apprezzabili. Poi…
Poi accade che a cinque minuti (nemmeno, facciamo quattro) dal termine il prode Asamoah – uno che la Champions l’ha giocata qualche volta e si è notato per tutta la partita – mette un pallone nel mezzo, appena fuori dall’area di rigore; li, appostato come un falchetto, c’è Icardi, fino a quel momento più un tacchino da ingrasso per la verità. E il capitano estrae dal famoso cilindro un eurogol, una roba pazzesca, una roba che quelle che…e ma voglio proprio vederlo in Europa…ecco, l’avete visto. Perché Mauro è così, è questo, è la vera reincarnazione del centravanti modello anni settanta. Da qui inizia una partita nella partita; gli inglesi se la fanno sotto, perdono completamente il controllo della gara e il bandolo della matassa.In pochi minuti vengono puniti da Vecino, l’uomo che questa Champions l’ha regalata ai tifosi nerazzurri in una magica serata di qualche mese fa, esattamente il 22 maggio. E come il 22 maggio completamente evanescente fino al gol liberatorio.
Cala il sipario, l’Inter vince. Incredibilmente, come solo l’Inter sa fare. Tra il tripudio di un popolo che, dopo anni di sofferenze, di inutilità pallonara, di mediocri spacciati per buoni calciatori, torna dove gli compete.
In Champions League.
A casa.
Gabriele Borzillo