Pazza Inter
L’editoriale di Borzillo – Che succede, Spalletti?
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6 anni agoon
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RedazioneCaro Luciano, così non va.
Inutile girarci intorno, la situazione in casa Inter è assai caotica. La squadra, partita con ambizioni importanti, si trova relegata in una posizione di classifica né consona né tanto meno adeguata alle aspettative di un mercato orchestrato a misura dell’allenatore. Perché il tempo delle scuse è finito; siamo a metà settembre, il campionato ha preso l’avvio da un mese, ma di gambe e di gioco manco l’ombra.
Al netto di arbitraggi imbarazzanti perpetrati ai danni della truppa spallettiana. In realtà, se da un lato i nerazzurri appaiono lenti e frastornati, dall’altro è impossibile dimenticare i grossolani orrori pallonari di Mariani a Reggio Emilia o, ancora peggio, dell’ineffabile Manganiello – ottimamente coadiuvato da Rocchi e compagnia – nella gara interna di sabato pomeriggio.
Mettiamo da parte le direzioni di gara, però, e cerchiamo di capire cosa non funziona nei meccanismi di un gioco (?) davvero lento ed in voluto.
Difesa: qui, paradossalmente, parliamo del reparto che dà meno preoccupazioni. Vero è che l’Inter ha beccato un po’ dappertutto, eccezion fatta per Bologna, ma la coppia centrale sale di rendimento ed affiatamento partita dopo partita, Miranda resta comunque una alternativa di primissimo livello e la coppia di esterni titolare offre ampie garanzie. Casomai i rincalzi, o seconde linee, o panchinari, o chiamateli come volete, non sembrano all’altezza della situazione. Troppo timidi, conservativi, a volte quasi impauriti dal peso della maglia che indossano. Una situazione non fuori controllo, tuttalpiù necessita trovare una qualche alchimia per far rendere al massimo i D’Ambrosio o i Dalbert di turno.
Centrocampo: male, davvero male. Brozovic corre per due ma questo lo porta, inevitabilmente, a perdere di lucidità nei momenti topici. Inoltre il ragazzo croato ha iniziato la preparazione più tardi rispetto a buona parte dei compagni, reduce da un mondiale di grande livello, ed è l’unico ad avere fosforo calcistico nella batteria di quanti gravitano nella zona nevralgico del terreno di gioco. Il Gagliardini attuale non è né carne né pesce; non è un facitore di gioco, lo si sapeva, ma manca di quella “garra” che ne aveva contraddistinto le prestazioni di buon livello dello scorso campionato. Allo stesso modo Vecino, la brutta copia del calciatore ammirato in Russia e, fino ad ora, lontano da una condizione accettabile. Poi arriviamo al capitolo Nainggolan; Radja sarebbe pure devastante, qualora potesse esprimersi compiutamente negli ultimi trenta o quaranta metri. Ma se il belga è obbligato a fare su e giù per il campo sprecando un mucchio di energie, allora il suo apporto alla squadra diventa minimo, per non dire nullo. E disinnescarlo è un gioco da ragazzi per le difese avversarie. Manca un centrale coi piedi buoni? Si, lo nota anche mio nipote di anni nove, non qualche novello Einstein del pallone. E come mai l’Inter non ha un centrale di livello da piazzare accanto a Marcelo nostro? Semplice, decisione del tecnico di Certaldo. Che di questa squadra è il condottiero, il facitore ed il regista manco tanto occulto. Si, dai, insomma…oltre a essere corti, lì in mezzo, la fisicità è stata preferita alla tecnica; fino ad ora con pessimi risultati.
Attacco: i nerazzurri battono il record italiano di esterni. Ce ne sono quattro di ruolo, più una seconda punta all’occorrenza pure prima (Lautaro) ed al puntero per eccellenza, Maurito, reduce da ventinove dicasi ventinove gol della scorsa stagione; una sorta di sentenza, se vogliamo. Ma la coperta, anche qui, pare corta. Si fa male Icardi (che però gioca, e pure male, 85 inutili minuti di una altrettanto inutile pattita amichevole con la Colombia in mezzo alla settimana tornando e fornendo una prestazione che il fantasma formaggino avrebbe fatto meglio), Lautaro infortunato – ‘sta storia che mezza squadra ha problemi ed acciacchi me la deve spiegare Spalletti, non va bene -, chi metti al centro dell’attacco? Ideona; Keita Baldè, che è in evidente forma fisica insufficiente e che, duole rendersene conto, non ha i movimenti della prima punta. Ah, ricordo che la passata stagione Politano, ad esempio, costretto a giocare da prima punta per qualche partita ha raccattato cinque gollonzi, mica uno. Per quale motivo non provare lui dirottando il senegalese in una posizione più consona alle sue capacità? Sicché la squadra, privata del terminale offensivo, diventa di una prevedibilità sconcertante. Gli esterni, questi famosi esterni chiesti battendo i piedi per terra da Spalletti, non fanno tagli ed inserimenti manco se gli aumenti l’ingaggio. Aspettano fermi il pallone tra i piedi, dopodiché cercano di saltare il difensore di turno che li aspetta tranquillamente e sbattono contro il muro una volta su due. Poi, per finire l’opera, quella volta che saltano il diretto avversario raramente confezionano un traversone degno di questo nome. Così, in pratica, il numero delle occasioni che si creano diventa irrimediabilmente basso rispetto ad un possesso palla noiosissimo e sfiancante; per chi guarda, ovviamente. Insomma, bisognerebbe quanto meno velocizzare il gioco, offrire ai compagni quella profondità che non viene ricercata quasi mai, avvicendarsi con l’esterno difensivo che sale per creare una superiorità che i nerazzurri ottengono raramente. Il tutto Perisic escluso. Perché Ivan resta, di fatto, una eccellenza nel suo ruolo. Non soltanto in Italia, ci terrei a sottolinearlo. E bene fa la società a bollarlo come incedibile. Segna, inutile storcere la bocca, segna, e fa segnare.
Capitolo portiere a parte: Handanovic ha iniziato malissimo la stagione, ma il tifoso interista non può e non deve scordarsi, accanto agli errori che fanno parte del bagaglio di un qualunque estremo difensore, le paratissime di Samir. Ecco, forse io avrei cercato un giovane di bellissime speranze da affiancargli e svezzare per il futuro prossimo, ma io conto niente pertanto questo rimarrà un mio desiderata.
Insomma, le cose non vano benissimo. Come detto sopra, al netto di direzioni arbitrali ampiamente insufficienti. Spalletti lo scorso anno aveva dato alla sua squadra un’anima, una voglia di lottare uno accanto all’altro che aveva portato l’Inter a rimanere in testa per buona parte del girone d’andata pur non entusiasmando. In questo inizio stagione, al contrario, la squadra sembra aver smarrito tutto quanto e lui, Lucianone nostro, pare avvitarsi su sé stesso all’inseguimento non si capisce bene cosa o per stupire non si capisce bene chi.
Cambiarlo? Con Conte, che dal mio punto di vista non tornerà in Italia per un bel pezzo? O Zenga, che la società non vede, io non so perché ma credo funzioni così? Montella o Prandelli? Chi? Ventura?
Allora avanti Luciano, anche se una tiratina d’orecchie se la merita. Lei è la guida di questi ragazzi, lei li mette in campo, lei li ha scelti. C’è tutto il tempo per rifarsi, ma urge cambiare registro: così, spiace prenderne atto, non si va da nessuna parte.