Diavolo in me
È un Milan da scudetto? Forse non ancora, ma la strada è quella giusta: i tifosi rossoneri possono tornare a sorridere, ecco perché…
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6 anni agoon
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RedazioneChe fine ha fatto Yonghong Li? Boh? E ad ogni modo, chi se ne frega! La sua definitiva scomparsa è coincisa con la ricomparsa del vero Milan, tornato nelle mani amorevoli ed esperte dei veri milanisti: Leonardo e Maldini dietro alla scrivania, Gattuso in panca.
Facce da Milan, facce di un Milan vincente, ancora impresso indelebilmente nei ricordi e nei cuori dei tifosi. La faccia da Milan ce l’ha pure Gonzalo Higuain, giunto per restituire la numero 9 che fu di Van Basten e Inzaghi ai fasti di un tempo: un centravanti degno di tale nome, come da anni non se ne avvistavano in quel di Milanello, uno che la butta dentro, uno che il gol ce l’ha nel sangue e che di gol e per il gol vive costantemente.
Basta con i Kalinic e gli Andrè Silva, gente che la maglia rossonera non avrebbero mai dovuto vestirla, neppure acquistandola al Milan Store! Gattuso lamentava la mancanza di un attaccante da almeno 15-20 gol a stagione, adesso ne ha a disposizione uno che di gol può segnarne anche 40 in una sola annata! La musica è cambiata anche in difesa, dove l’infiltrato juventino Bonucci è stato epurato e rispedito al mittente.
Al suo posto è arrivato Caldara, difensore tra i più talentuosi in circolazione, già affidabile e pronto per dar vita con Romagnoli ad una coppia centrale di alto profilo e lunga durata. Manca qualcosa a centrocampo, specialmente in termini di qualità, ma l’arrivo di Bakayoko offrirà a Gattuso un’alternativa in più, garantendo alla mediana un’iniezione di carisma ed esperienza internazionale.
L’avvento della nuova proprietà ha poi permesso al Milan di trattenere i suoi big, da Calhanoglu a Suso, da Bonaventura a Donnarumma, mantenendo inalterata l’ossatura di una squadra che, con un Higuain in più, è pronta per spiccare il volo. Se alla Juventus il Pipita doveva svolgere, suo malgrado, un dispendioso lavoro di sacrificio, che lo portava a gravitare troppo lontano dalla porta, rinculando spesso sulla linea dei centrocampisti per venire a prendersi quei palloni che a Napoli gli arrivavano comodi tra i piedi, al Milan, in un tridente con Calha e Suso, tornerebbe ad essere il terminale unico della manovra offensiva, pronto a trasformare in gol i cross del turco e dello spagnolo. Smessi i panni scomodi di regista d’attacco vestiti in bianconero, Higuain indosserà di nuovo quello di rapace dell’area di rigore, arma letale di un Milan, forse non ancora da Scudetto, ma certo sulla strada giusta.
Adriano Meis