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Amarcord

Recoba e quel mancino divino

Genio e sregolatezza, questo era ‘El Chino’ in campo, prendere o lasciare… Ed era meglio prendere!

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Recoba e quel mancino divino

Testa pazza, sinistro divino: genio e sregolatezza, questo era Alvaro Recoba in campo, prendere o lasciare…

È nata una stella

Il ricordo dell’esordio di Recoba in maglia nerazzurra è ancora vivo nella memoria dei tifosi interisti:

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era la prima giornata del campionato 1997/98, tutti attendevano il primo gol di Ronaldo in Serie A, ma a risolvere la gara interna col Brescia fu proprio l’uruguagio, autore di una formidabile doppietta!

Subentrato ad uno spento Ganz, al Chino bastano gli ultimi 15’ per ribaltare l’iniziale vantaggio delle Rondinelle con Hubner:

prima una sassata all’incrocio da distanza siderale, scoccata quasi da fermò dopo aver visto il portiere avversario fuori dai pali, quindi una punizione magistrale che non lascia scampo all’esterrefatto Cervone! 

Prendere o lasciare

Il pubblico di San Siro non crede ai propri occhi e se li stropiccia di fronte alle magie dello sconosciuto ventunenne uruguaiano!

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Un mancino come il suo non si vedeva dai tempi di Mariolino Corso! Avesse avuto più voglia di allenarsi, Alvaro, avrebbe senza alcun dubbio toccato le vette più alte, arrivando a vincere, perché no, anche il Pallone d’Oro!

Ma Recoba era questo, nel bene e nel male, prendere o lasciare!

Dalla Madonnina alla Laguna

Correva l’anno 1999, mentre tutti aspettavano di brindare al nuovo millennio, a Venezia alzavano i calici con dodici mesi di anticipo per celebrare le imprese di un gruppo di giovanotti baldanzosi guidati da un tecnico pieno di grinta e idee… 

Tra quei giovanotti in rampa di lancio ce n’era uno coi capelli a caschetto e gli occhi dal taglio esotico, che col pallone tra i piedi faceva cose che, per dirla alla Blade Runner, “voi umani non potete neanche immaginare”… 

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Nessuno avrebbe mai immaginato infatti che la matricola Venezia, neo promossa in Serie A, schiantasse la Fiorentina di Trapattoni,

Batistuta e Rui Costa grazie alle magie di quel ragazzino dagli occhi a mandorla, soprannominato El Chino, al secolo Alvaro Recoba! 

Col suo sinistro telecomandato mette il pallone dove vuole, due volte nel sette alle spalle di Toldo, un’esatasi arancioverde sotto il vessillo di San Marco! 

Di gol Alvarito ne segna un terzo, questa volta di destro, il piede considerato debole: semplicemente inarrestabile!

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