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Fino alla fine

Il fallimento di Giuntoli e l’alibi di Motta

Il nostro Graziano Campi analizza il momento della Juve all’indomani del ko di Eindhoven…

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Il fallimento di Giuntoli e l’alibi di Motta

Torno a scrivere un articolo, dopo tanti anni, per mettere un po’ di punteggiatura alla discussione sulle cause del fallimento della Juventus in Champions. Bentrovati.

La sconfitta della Juventus in Champions League per mano del PSV (e visto il gol dell’andata, “per mano” è quanto mai azzeccato), fa cadere l’ultima foglia di fico sulle responsabilità di chi ha costruito questa Juventus.

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Kelly e Savona


Mentre per alcuni la colpa è di Thiago Motta, non riesco a non pensare alla linea difensiva che ha chiuso la partita contro gli olandesi: Weah, Gatti, Kelly e Savona.

Nulla contro di loro, ragazzi che presi singolarmente vanno lodati per sacrificio e impegno, ma decisamente una linea difensiva che, coperta da due soli centrocampisti, non può circolare in Europa.

Troppi 45 mln per Calafiori?

La prima richiesta di Thiago Motta in estate, l’unica veramente pressante, fu Calafiori. Bocciato, perchè 45 milioni erano troppi, si è deciso di spenderne 25 per Kelly, 15 per il desaparecido Alberto Costa e 5 per il solo prestito di Renato Veiga.

Detto di Kalulu, che si infortuna dopo aver giocato 2433 minuti, ovvero quasi 7 partite al mese, mentre qualcuno sul mercato faceva il giro delle sette chiese a gennaio, palesemente

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impreparato agli infortuni autunnali di Bremer, Cabal e all’addio di Danilo (che ha remato contro finchè ha potuto), possiamo passare al centrocampo.

Douglas e Koop

Douglas Luiz ha fatto più malattia che minuti in campo. Koopmeiners venne proposto, proprio da Giuntoli, due anni fa, a De Laurentiis,

che alla richiesta di 45 milioni dell’Atalanta rispose “Non li vale”. Non ha ascoltato il suo consiglio, visto che un anno dopo lo ha pagato 60.

La Juventus si presenta ad Eindhoven con 16 giocatori di movimento, tra cui Cambiaso, che dopo l’offerta del City non è stato più in grado

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di correre 90 minuti di fila per infortuni vari, Rouhi, distrutto dai leoni da tastiera, e sei attaccanti, in una partita in cui dovevi difenderti.

Detto di Douglas Luiz e del rendimento di Koopmeiners, la Juve si regge sulle prestazioni di tre centrocampisti:

Locatelli, tenuto in estate soltanto per mancanza di estimatori, Mckennie, che doveva andare come parziale contropartita per Douglas Luiz, e Thuram, che a febbraio ha giocato già 34 partite.

Panchina corta

Se Danilo è stato sostituito con Alberto Costa, 15 partite da professionista in carriera, Fagioli è stato sostituito dalla preghiera e dallo Spirito Santo.

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A un certo punto Motta si è girato e ha detto a Pessotto e Chiellini di scaldarsi.

Il tutto mentre a livello politico non si riesce nemmeno ad ottenere di giocare la sfida con l’Inter al sabato sera piuttosto che la domenica, in modo da avere un giorno in più per la gara determinante di Champions.

E’ una Juventus che tra acquisti, prestiti e riscatti è costata 300 milioni in due sessioni di mercato, che un anno fa buttava 20 milioni tra Djalo e Alcaraz.

Chi al posto di Thiago?

La colpa è di Motta? Benissimo, si trovi subito uno più bravo di lui.

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Solo che Ancelotti è stato esonerato da Giuntoli dopo che gli ha presentato una difesa con Maksimovic, Manolas, Tonelli e Malcuit. Allegri lo ha mandato a stendere un anno fa.

Conte? al posto di Motta, dopo aver iniziato la stagione con 16 giocatori in rosa ed essere arrivato a fine gennaio per trovare i sostituti di Cabal, Bremer e Danilo, probabilmente si sarebbe dimesso tre volte o sarebbe andato nel penale.

Sarri? Se ne andò pure lui da Napoli e a Torino non tornerebbe mai.

Il capo risponde

Motta è l’ennesimo alibi di un direttore generale che ha la responsabilità ultima di prendere le decisioni sul mercato: non regge, come non regge la mal usata scusa che “l’ha voluto Motta”.

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Quando c’era da dire “no” al tecnico, vedi Calafiori e Zirkzee, non ha esitato.

In ogni azienda è il capo che risponde degli errori: Motta non può essere un alibi e, siccome anche lui è stato scelto dal capo, al limite può

essere un’aggravante, in una gestione che ci ha visto bruciare prima Allegri, poi l’attuale tecnico, dopo aver speso 300 milioni.

Alla prossima per parlare di cosa succederà sul mercato di luglio.

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