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Verratti fenomeno presunto: tutti lo aspettano da anni, ma la pazienza ha un limite! C’erano una volta Inzaghi e Vieri, oggi c’è Immobile… Insigne dov’era? 100 milioni per Belotti? Non ne vale neppure un quarto!
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7 anni agoon
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RedazioneLa Caporetto italiana al Bernabeu certifica una volta di più il gap, attualmente incolmabile, tra il nostro calcio è quello spagnolo. Il 3-0 subito dagli Azzurri per mano della Roja è figlio di molti padri: del Presidente federale, Carlo Tavecchio, dinosauro conservatore, rappresentante di un calcio datato e polveroso, che strombazza ai quattro venti propositi di rinnovamento e ringiovanimento, salvo poi piazzare sulla panchina della Nazionale un non giovane, definiamolo così, come Giampiero Ventura.
Già, Ventura… Chi era costui? Quali meriti gli hanno permesso di arrivare a guidare l’Italia? Quanti e quali prestigiosi trofei scintillano nella bacheca personale del nostro commessario tecnico? Meglio stendere un velo pietoso… A tali domande dovrebbe rispondere Tavecchio, ma, ammesso e non concesso che lo facesse, bisognerebbe poi interpretare il senso delle sue parole, impresa per nulla facile!
Dicevamo di Ventura… Ah, sì, Ventura! Quello che si presenta al Bernabeu con quattro attaccanti e due soli centrocampisti, neppure di grande dinamismo e quantità, come se di fronte avesse non la Spagna dei vari Isco, Iniesta e Asensio, bensì il Borgorosso Football Club, non ce ne voglia la buonanima di Alberto Sordi!
Forse persino la Longobarda di Oronzo Canà con Aristoteles e Speroni in campo avrebbe fatto meglio ieri sera nel tempio del Real Madrid! Questioni di modulo a parte, all’Italia sono venuti a mancare i protagonisti più attesi, a cominciare da Verratti, fenomeno presunto, che si fa attendere da tanto, troppo tempo, ma non arriva mai, novello Godot! La pazienza ha un limite, il ragazzo ha talento, ma non è quel fuoriclasse che tutti speravamo! Non lo è mai stato e, continuando di questo passo, forse mai lo diventerà!
Accanto a lui un De Rossi pronto per la pensione: il tempo passa e non risparmia nessuno, neppure lui, che ha dato tanto alla causa della Nazionale, ma non ha più niente da offrire. E Bonucci? Beh, su di lui, arrivati a questo punto, è lecito porsi una domanda: è la difesa della Juventus che non può fare a meno di Leo o viceversa? Il Bonucci visto ieri sera al Bernabeu e nelle prime uscite con la maglia del Milan è apparso incerto in marcatura e poco lucido nell’impostazione della manovra, solo un caso?
Anche Buffon, capitano di lungo corso e autentico totem di questa Italia, è uscito malconcio da un match che ne ha impietosamente messo in evidenza ilimiti atletici e anagrafici già emerso mia Cardiff: la punizione di Isco non sembrava particolarmente angolata, ma lui si tuffa in ritardo e con la lentezza di un bradipo zoppo!
Di Barzagli, meglio tacere l’ormai inoppugnabile inadeguatezza a certi palcoscenici: da almeno un anno e mezzo, il buon Andrea non è più quello di una volta, arranca dietro ad avversari più giovani e veloci di lui, nel disperato tentativo di raggiungerli senza riuscirci mai. In molti hanno puntato il dito contro Immobile per la sua pessima prestazione, ma la verità è che mai, fino a pochi anni fa, uno come lui sarebbe arrivato a vestire la maglia della Nazionale!
E Mister 100 milioni, al secolo Andrea Belotti, di milioni ne varrà al massimo 15: segnare 26 gol in un campionato di livello mediocre come il nostro non è impresa da bomber di razza se è vero che uno come Mertens, che di mestiere non fa il centravanti, ne ha realizzati addirittura 28!
È in partite come quella di ieri sera, su palcoscenici come il Santiago Bernabeu, che Belotti deve buttarla dentro e fare la differenza per guadagnarsi coi fatti quell’etichetta di fenomeno, troppo presto e incautamente appiccicatagli addosso da stampa e addetti ai lavori. Chiudiamo con Insigne, protagonista nel Napoli di Sarri, corpo estraneo nell’Italia di Ventura: il talento non gli manca, ma l’amara realtà è che un tempo, al posto suo, con la 10 sulle spalle, c’era gente come Baggio, Del Piero e Totti…
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