Cose mai viste
Teste di maiale e altre minacce
Il calcio è uno sport e tale dovrebbe rimanere, malgrado, sempre più spesso, venga vissuto come una guerra…
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9 mesi agoon
Teste di maiale e altre minacce
Il calcio è uno sport e tale dovrebbe rimanere, malgrado, sempre più spesso, venga vissuto come una guerra…
1) Taranto in subbuglio
Quando il campanilismo diventa eccessivo, rischia, purtroppo, di sconfinare nella violenza:
è accaduto a Taranto, dove alcuni tifosi, se davvero è possibile chiamarli così, hanno depositato una testa di maiale non lontano dal
lungomare, accompagnata da un biglietto indirizzato al Ds della squadra di casa, Vincenzo De Santis, apostrofato come “Sporco barese”.
2) Guerriglia a Foggia
Un derby perso scatenò l’Inferno a Foggia, coi tifosi che si riversarono per le vie della città, compiendo atti di vandalismo in danno di calciatori e dirigenti:
l’auto di Iemmello venne bruciata sotto casa del giocatore e diverse bombe carta furono lanciate nei pressi del pastificio dei fratelli Sannella, proprietari del club rossonero…
3) Golghota rossoblù
Bologna, culla di cultura, buon cibo e purtroppo, a volte, anche di cattivo gusto…
Nel momento più delicato della scorsa stagione, con la squadra in piena zona retrocessione, i tifosi rossoblù sfogano la loro
frustrazione prendendosela con la dirigenza e recapitando a Di Vaio, Fenucci e Bigon tre croci, depositate sull’erba del campo d’allenamento a Casteldebole.
4) Inferno al Camp Nou
Al suo ritorno al Camp Nou da avversario, Luis Figo è costretto a fare i conti col disprezzo dei suoi ex tifosi, che lo fischiano sonoramente ad ogni pallone toccato, ma fossero solo i fischi…
Quando il fantasista portoghese si avvicina alla bandierina per battere un corner, ecco piombargli in testa dagli spalti una testa di maiale, simbolo del tradimento perpetrato nei confronti del popolo blaugrana!
5) Croci e avvertimenti
Undici croci conficcate nel terreno del campo d’allenamento non saranno state una bella sorpresa per i calciatori dell’Amburgo e ancor meno lo striscione che le accompagnava, recante la scritta: “E’ arrivata la vostra ora, non potete scappare!“