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ESCLUSIVA – Cabrini: “Nel calcio le donne sono meglio degli uomini”
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12 anni agoon
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RedazioneOggi, in esclusiva, ai nostri taccuini si è concesso Antonio Cabrini, allenatore della Nazionale femminile di calcio. Cabrini è subentrato a Pietro Ghedin lo scorso maggio e sta guidando la squadra nelle qualificazioni agli Europei che si disputeranno in Svezia nel giugno del prossimo anno. Europei ai quali l’Italia si è già qualificata, grazie ad un impressionante ruolino di marcia che parla chiaro: 9 partite su 9 vinte, 35 goal fatti e 0 subiti. Cifre che destano meraviglia. Nella giornata di oggi, e precisamente alle h. 16.00, le azzurre disputeranno l’ultimo incontro del girone, in casa della Grecia. Il mister ci racconta uno spaccato di un mondo che meriterebbe sicuramente maggiore attenzione, perché come lui stesso ci ha detto: “Le donne del calcio, per alcuni versi, sono anche meglio degli uomini”. Ovviamente non si parla di doti tecniche, ma caratteriali…
Allora Antonio, quale pensi sia il segreto della tua squadra, che sta frantumando record su record? “Il segreto sta nel lavoro che le ragazze, da parecchio tempo, stanno mettendo in pratica. Quando ci metti l’impegno è tutto abbastanza facile. Ho trovato un gruppo affiatato, con parecchia voglia di fare. Per me è stato facile inserirmi in un meccanismo abbastanza rodato”.
A tal proposito, considerato che la Nazionale femminile è già qualificata agli Europei, la partita di oggi contro la Grecia sarà occasione per sperimentare o rimarrai fermo sull’undici base? “Ho la fortuna di avere tantissime giocatrici all’altezza della situazione, ed in virtù di questo rivoluzionerò la formazione. Lo schema sarà sempre lo stesso, ma della partita precedente rimarrà solo un elemento”.
Anche se gli Europei distano quasi un anno, quali sono le ambizioni tue e delle ragazze? Considerato che nelle ultime tre edizioni l’Italia ha raccolto due eliminazioni al primo turno, ed una ai quarti di finale, c’è voglia di ribaltare la storia? E quali sono, in tal senso, le avversarie più temibili? “Sai, noi siamo un’ottima squadra, i risultati del resto sono lì a dirlo. Per cui andremo a giocarcela eccome. Certo non sarà facile, perché di rivali all’altezza della situazione ce ne sono, e pure parecchie. Vedi Germania, Francia, Inghilterra, ed anche qualche paese del Nord europeo. Noi ce la metteremo tutta, le qualità non ci mancano di certo”.
Antonio, tu hai iniziato la tua carriera da allenatore sedendo su panchine di squadre di calcio maschili, come Pisa, Arezzo e Novara. Adesso che sei a contatto con un universo come quello femminile, riesci a cogliere delle differenze tra le due categorie? Ed alla luce delle tue esperienza, ti risulta più facile allenare gli uomini o le donne? “Di base si tratta di due mondi simili, perché ci sono comunque di mezzo tattiche, allenamenti, aspetti tecnici, tutti elementi dai quali il gioco del calcio non può prescindere. Tuttavia, lavorare con le ragazze è molto più facile. Hanno più voglia di fare, apprendono meglio i concetti, hanno desiderio di imparare. E poi possiedono una concentrazione che i colleghi uomini non hanno. Con loro fai meno fatica”.
Riesci a definire con quale categoria del calcio maschile può essere paragonata la realtà calcistica femminile? “Guarda, è impossibile stabilire un metro di giudizio. Più che altro per una questione fisica, i calciatori sono molto più vigorosi delle colleghe. Ciò non toglie che, se ci limitiamo a guardare l’aspetto tecnico, ci sono alcune giocatrici che nulla hanno da invidiare ai calciatori più talentuosi”.
Hai smesso da tempo di allenare squadre di calcio maschili. E’ stata una tua scelta, non ti sono arrivate offerte soddisfacenti? “Nulla di tutto ciò. Semplicemente, prima di cominciare quest’avventura, ero già inserito nei ranghi federali, in qualità di responsabile degli osservatori per l’Italia di Prandelli. Finché non è arrivata la proposta di allenare la nazionale femminile di calcio. Proposta alla quale ho detto subito di sì, con entusiasmo. E’ un progetto in cui credo moltissimo”.
Hai citato Prandelli. Che rapporto hai con lui? C’è un confronto anche sulle tematiche inerenti all’aspetto tattico del calcio? “Sai, io e lui ci conosciamo da 40 anni. Il nostro non è il classico rapporto professionale, parte tutto dall’amicizia. Un’amicizia vera. Poi, capita di parlare anche di calcio, di tattiche e cose simili ma, prima di ogni cosa, io e Cesare siamo amici”.
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