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Meteore del calcio – Hugo Maradona, usava il piede destro come Diego. Ma Diego era mancino…
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10 anni agoon
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RedazioneSono quasi trent’anni che il calcio aspetta il nuovo Maradona e, ciclicamente, questo o quel campioncino in erba (o presunto tale) viene eletto erede del ‘Pibe de Oro’. E il primissimo ad essere salutato come ‘il nuovo Maradona’ si chiamava… Maradona.
Si trattava infatti del fratello minore di Diego, al secolo Hugo Hernan. E’ difficile che la Natura sia così generosa con due consanguinei, per quanto riguarda i geni del fuoriclasse (di qualsiasi campo si tratti), ma non impossibile. E le premesse in realtà sembravano anche buone.
Nel 1985 infatti in un’anonima partita della Nazionale argentina ai Mondiali Under 16 contro il Congo il giovane Hugo strabiliò con due gol, uno dei quali addirittura arrivò con un vero e proprio marchio di fabbrica familiare: il calcio di punizione. Diego non credette ai propri occhi e prontamente proclamò alla stampa: “Vedrete che diventerà più forte di me“.
Un anno dopo Maradona (senior) vinse praticamente da solo il Mondiale di Messico 1986 e nel 1987, dopo aver regalato a Napoli il primo scudetto della sua storia era quasi signore e padrone della città campana. Quando impose al club l’acquisto del giovane Hugo pena la sua partenza, pertanto, Ferlaino non poté che accontentarlo. Non era però possibile tesserarlo (ancora per una stagione c’era il limite dei due stranieri, e gli azzurri oltre a Diego avevano Careca), così il ragazzo fu parcheggiato all’Ascoli, dopo i secchi no di Pisa e Pescara.
L’allenatore Ilario Castagner mostrò tutto il proprio entusiasmo: “Possiede un ottimo controllo di palla che gli permette dribbling strettissimi e rapidi. Arriva in area in ottime condizioni per il tiro a rete. Sa dare bene anche la palla ai compagni, passaggi millimetrici e smarcanti. E non è male nemmeno il tiro: secco e preciso“. Ma non fu che un fuoco di paglia.
Hugo infatti si mostrò sin da subito indolente, svogliato, quasi strafottente. Fu sottolineato che alla sua età Diego andava ad allenarsi con le scarpe rotte, mentre lui si presentava con una fiammante Mercedes. Dai geni familiari ereditò anche un carattere quantomeno pepatino e una certa tendenza ad aumentare di peso. Altra cosa in comune con Diego: il fatto di usare il piede destro per salire sull’autobus. Il problema, nel caso di Hugo, è che si trattava anche del piede migliore…
Ma l’Ascoli ci credeva, tanto da farlo esordire sin dalla prima giornata nei minuti finali della sfida con la Roma. Nella giornata successiva arrivò il ‘derby di famiglia’ del San Paolo di Napoli contro Diego, quindi la prima partita dal primo minuto contro l’Empoli. Un disastro.
Completamente estraneo a qualsiasi tipo di senso tattico, pigro e individualista, Maradona sparì dal campo nonostante la vittoria della sua squadra. Ma Castagner non si arrese e lo ripropose anche contro Verona e Pisa. Niente da fare. Inevitabile, dopo 13 gettoni (perlopiù spezzoni di partita) in campionato e nessuna rete segnata (mentre Diego si laureava capocannoniere) la cessione. Sarebbe finito in Spagna, al Rayo Vallecano. In due anni (uno in cadetteria, uno in Prima Divisione) tre gol.
Solo le successive esperienze in Venezuela e Giappone avrebbero dato qualche soddisfazione in più e, dopo una fugace apparizione in Canada (anche al Toronto, in un’intera stagione, solo un gol), Hugo decise di ritirarsi a soli 28 anni, nello stesso anno in cui anche il fratello appese le scarpette al chiodo. Avendo però nove primavere in più e una lunga serie di problemi personali alle spalle.
Non ancora soddisfatto, Hugo tentò di ripercorrere le tracce del più noto fratello persino come allenatore e riuscì nell’impresa di fare peggio anche in questo campo: gli fu affidata una panchina in una sola stagione, dai Puerto Rico Islanders Football Club, che quell’anno chiusero con il poco invidiabile ruolino di 5 vittorie, 6 pareggi e 17 sconfitte in un campionato tutt’altro che competitivo e quasi sperimentale.
Fu l’ultimo tentativo di affermarsi nel calcio del primo ‘nuovo Maradona’, e forse l’ultimo a potersi permettere tale appellativo. In fondo, era pur sempre così che si chiamava…
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