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Meteore del calcio – Juan Eduardo Esnáider, il ‘bel’ rimpiazzo di Del Piero: in due anni 0 reti all’attivo
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10 anni agoon
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RedazioneLa storia della Juventus è piena di attaccanti stranieri. Alcuni di loro hanno scritto il proprio nome nella leggenda, diversi di loro hanno contribuito a pagine indimenticabili della storia bianconera. Qualcuno non si è riuscito a imporre. E poi c’è Juan Eduardo Esnáider. Sì, perché l’argentino ha il poco invidiabile record di essere rimasto nella memoria collettiva di una tifoseria (quella juventina) come l’uomo sbagliato per eccellenza.
Nella seconda metà degli anni ’90 la Vecchia Signora stava vivendo l’età d’oro degli anni della Triade Moggi-Giraudo-Bettega alla dirigenza, di Marcello Lippi in panchina e di Alessandro Del Piero in campo, la stella emergente del calcio talmente scintillante da indurre il tecnico a considerare non più indispensabile un certo Roberto Baggio dopo il suo primo anni (il ‘Codino’ infatti trasferirà armi e bagagli al Milan). Era il 1994-’95.
Nello stesso momento, parecchi km più a sud e a ovest, a Saragozza si festeggiava la vittoria della Coppa delle Coppe, ottenuta anche grazie a un giovane attaccante talentuoso ma dal carattere quantomeno complicato. Si chiamava Juan Eduardo Esnáider.
Già stellina del Ferro Carril, questo centravanti platense dall’ottimo colpo di testa, una certa somiglianza con Antonio Banderas e origini tedesche (il suo cognome infatti è una ispanizzazione di Schneider), fece parlare per la prima volta di sé ai Mondiali Under 20, quando rimediò una squalifica internazionale di un anno dopo aver aggredito l’arbitro (altro che Luis Suarez…). Ciò non gli impedì di entrare nella Cantera del Real Madrid, dove però faticò a esplodere. La gloria verà sarebbe arrivata qualche anno dopo (appunto) al Real Saragozza. Un gol ogni due partite e una Coppa delle Coppe vinta da capocannoniere. Il ritorno in ‘blanco’ poco fortunato, il trasferimento ai cugini dell’Atletico Madrid, quindi il passaggio all’Espanyol. Tante reti, ma un nuovo episodio di cronaca: a Barcellona prese a pugni il compagno Miguel Angel Benitez.
Nel frattempo, però, Del Piero completava il suo anno orribile (iniziato ai Mondiali di Francia ’98) l’8 novembre, schiantandosi contro Zanchi a Udine e rimediando la lesione al legamento crociato anteriore e posteriore. Per sostituirlo Madama inseguì per settimane invano Hakan Sukur, arrivando a farlo anche giungere a Torino, poi per le eccessive pretese del turco l’affare sfumò (a posteriori si può aggiungere per fortuna: in quel periodo Sukur era sulla cresta dell’onda come irresistibile bocca di fuoco del Galatasaray, ma trattasi di doppia meteora italiana. Chiedere a Torino e Inter per credere). Così in gran segreto la Triade concluse l’acquisto dell’argentino, pagato all’Espanyol qualcosa come 12 miliardi di lire e che firmò un accordo fino al lontano 2003.
Ma se in Spagna Esnáider si fece notare per la classe e il carattere (fin troppo) indomito, l’Italia non notò nessuna delle due caratteristiche. Impalpabile nell’esordio contro il Venezia, assente non pervenuto nelle successive partite contro Perugia e Cagliari, in cui Lippi lo schierò da titolare. Riproponendolo dal primo minuto anche il 7 febbraio 1999 contro il Parma, nella storica partita che si concluse con il naufragio della squadra del viareggino al Delle Alpi (4-2 per gli emiliani) con tanto di dimissioni del tecnico.
Sarebbe arrivato Ancelotti che, dopo aver tentato inizialmente di cavare fuori qualcosa di buono da lui, rinunciò dopo qualche settimana, ad aprile. Esnáider era, semplicemente, un corpo immobile nell’area avversaria, incapace di aiutare la squadra a creare gioco, incapace di costruirsi azioni da rete, incapace di concludere in porta. La stagione dell’argentino si concluse con 10 presenze in campionato senza nemmeno un gol. Rimase però in squadra anche nella stagione successiva e per i primi mesi del 2000, assommando altri sei spezzoni di partita (ovviamente senza reti all’attivo), prima di tornare al Real Saragozza dove per una sola stagione avrebbe ripreso a segnare con regolarità. Nei quattro anni successivi avrebbe infatti cambiato ben cinque squadre per due reti segnate in tutto. Inevitabile preambolo a un precoce ritiro.
E proprio nella stagione successiva (guarda caso, di nuovo con Lippi sulla panchina) la Juventus ricominciò a vincere…
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