Pazza Inter
Lo strillo di Borzillo: non è che ci siamo… ma quasi
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6 anni agoon
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RedazioneNon fatevi trarre in inganno dal due a uno finale, o Voi che non avete ammirato la prova dei nostri eroi in quel di Eindhoven; l’Inter non ha vinto, ha stravinto ben oltre il risultato. Su un campo fastidioso, con un pubblico rumoroso e a tratti perfino assordante, dopo essere andata immeritatamente in svantaggio grazie al solito gol da cineteca che carneadi improvvisati estraggono dal cilindro abitualmente contro i nerazzurri.
Comunque, bando ai carneadi di turno e vediamo, in sintesi, cosa è capitato durante la seconda uscita della Beneamata nel torneo continentale più importante. O, perlomeno, cerchiamo di raccontarlo.
Pronti via e l’Inter mette in chiaro che no, stavolta non è venuta in Olanda per fare una gita guidata agli stabilimenti della Philips né, tantomeno, a quelli della DAF a visitare la mostra dei camion che fanno sempre la loro porca figura. No. L’Inter è venuta per giocarsi una partita di Champions e, possibilmente, vincerla. Anche perché andare fin nel Brabante settentrionale e tornare a casa con le pive nel sacco potrebbe lasciare un minimo di amaro in bocca. Nainggolan si cala immediatamente nel ruolo di condottiero, indica la retta via ai compagni i quali, dal canto loro, lo seguono senza macchia e senza paura alla conquista del Philips Stadion – ‘azz che immaginazione il nome; del resto, tecnologia a parte di cui Eindhoven è la capitale dei Paesi Bassi, il colosso dell’elettronica sfama buona parte della popolazione residente sia in città che nei comuni limitrofi -.
La squadra sembra ben messa in campo, ribatte il famoso colpo su colpo, rischia pure di andare in vantaggio in un paio di circostanze. Poi, dal nulla, un tiro dai trenta metri – deviato al solito da Skriniar che è dappertutto e cerca di prenderle tutte – trova un giro complicato e san Samir da Lubiana ci mette i guantoni miracolosamente dopodiché la difesa, in evidente orgasmo da terrore, allontana con De Vrij mentre D’Ambrosio resta a guardare come le stelle di Cronin il compagno sparacchiare il più lontano possibile. Preludio al gol da cineteca subito qualche minuto dopo, con Handanovic che guarda il pallone passare restando fermo in mezzo alla porta; oh, intendiamoci, su quella palla non ci sarebbe mai arrivato nessuno e il calciatore olandese se ci riprova mille volte non la mette lì almeno novecentonovantanove, ma santi numi fai finta di muoverti, dammi questa piccola soddisfazione così che io possa raccontare ai tifosi del tuo volo plastico inutile e fine a sé stesso ma tu guarda come ha cercato di andarci.
Ecco, penso, adesso sbrachiamo e perdiamo la testa. Oddio, non è che abbia proprio detto così, facciamo che il senso della frase era quello un po’ più colorito mentre mio nipotino mi fissava sbigottito.
Invece esce l’Inter che non ti aspetti; Icardi sfiora il palo con una imperiosa girata di testa, sempre di testa da zero metri sembra averla messa ma tale Zoet (secondo portiere della nazionale arancione), non sa manco lui come, riesce a tirarla letteralmente fuori dalla porta e tu pensi alla solita serata di merdaccia, roba che poi dormi male e sogni Zoet per una settimana intera. Al contrario, a coronamento di una fase largamente dominata (così direbbero quelli bravi assai), Radja trova il pertugio dal limite dell’area con una sassata che il prode portiere del PSV intuisce ma sulla quale nulla può fare. Giusto così, si riparte da un pareggio che va fin stretto alla banda Spalletti.
Il secondo tempo inizia col solito sonnellino generale (ma che gli danno negli spogliatoi una volta o l’altra glielo voglio domandare) della breve durata di sette/otto minuti. Poi il risveglio, e che risveglio. Lancione di D’Ambrosio – vado a memoria indi potrei sbagliare – su cui si catapulta Icardi con a fianco un difensore biancorosso, uscita oltre i limiti della decenza di Zoet che, nel tentativo di anticipare il centravanti nerazzurro, finisce per scontrarsi col compagno di squadra abbattendolo in maniera goffa e comica, lasciando un’autostrada per Maurito il quale – ahahah eheheh ihihih ohohoh uhuhuh voglio proprio vedere cosa farà Icardi in Champions, che è un altro mondo, mica il campionatuccio di casa nostra – timbra il cartellino e conferma la sua presenza in campo: due partite, due gol. Ma, al solito, qualche genio dalla chiacchiera facile ancorché infarcita di sproloqui tecnico-tattici, troverà da ridire; bene, un bel chissenefrega credo possa riassumere il mio personalissimo pensiero.
Da qui alla fine l’Inter controlla agevolmente, eccezion fatta per una rovesciata inventata da tale Malen, altro carneade, sulla quale Handa fa una roba che si merita nove solo per quella, al netto dell’uscita scriteriata sul finire del primo tempo e che ho rimosso dalla memoria se non altro per le parole invereconde da me pronunciate mentre tappavo le orecchie del mio nipotino sempre più attonito.
Vince l’Inter, viva l’Inter. Sono punti pesantissimi; conquistati in rimonta, su un campo dove da ventitré turni il PSV non perdeva e, soprattutto, conquistati facendo la partita, andando a cercare la vittoria, non mollando di un centimetro anche nelle situazioni più complicate. La squadra cresce o, perlomeno, dà l’impressione di crescere prima di tutto a livello mentale.
Non è successo nulla; testa a Ferrara. Il prossimo PSV sarà la Spal, e anche lì l’Inter dovrà fare l’Inter.
Ad maiora.
GABRIELE BORZILLO