Pazza Inter
Lo strillo di Borzillo: RESISTERE, RESISTERE, RESISTERE
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6 anni agoon
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RedazioneQuanta fatica, ma quanta fatica. Una delle Inter più brutte della stagione porta a casa tre punti contro la miglior Spal da un trentennio a questa parte; i biancazzurri padroni di casa sembravano invasati, tarantolati, come un’orda barbarica di fronte alla caduta delle mura di Roma, nerazzurri continuamente raddoppiati quando non triplicati, senza un attimo di respiro, senza un secondo nemmeno per i classici sputazzi a terra durante la partita che non si capisce perché sia necessario sputazzare. Io gioco a pallone, di tanto in tanto, con alterne fortune, ma senza sputazzare a mo’ di camelide andino. Comunque, bando agli scaracchi che non mi sembra un argomento degno di nota, passiamo all’analisi di una partita tanto strana quanto va bene, qualche volta vincere magari senza strameritarlo succede anche a noi; cioè, se capita ad altri sono maturi, gestiscono le partite e colpiscono al momento giusto, si comportano come il gatto col topo – che poi se il gatto trova una pantegana delle fogne più fetide hai voglia di quanto si mette a correre; è gatto, mica pirla -. Se capita a noi c’è un solo termine per raccontare l’evento: culo, che dire fortuna può sembrare offensivo. Capacità di gestire la partita, poi, al limite della bestemmia.
Iniziamo senza macchia e senza paura, giusto per far capire agli altri che noi siamo noi, eccheccazzo. C’abbiamo il giubbotto giusto, le scarpe fighe, la sigaretta al lato della bocca e vogliamo dettare legge. Che ci riusciamo pure, per un buon quarto d’ora; almeno fino al gol del vantaggio di, guarda un po’, Maurito mio, quello che qualcuno, giuro non è una leggenda metropolitana, voleva scambiare con Petagna. No, dico, Petagna. Lasciamo perdere. Bella biglia messa in mezzo da Sime (mi rifiuto di scrivere il cognome, è peggio del codice fiscale di mia madre), Icardi spizza incocciando il braccione del suo marcatore, sarebbe rigore che Maresca avrebbe certamente fischiato, ceeeerto, ma la palla prende un giro strano e beffa il portiere Gomis, silente osservatore mentre la sfera rotola lentamente laddove lui non riesce ad arrivare, preso in totale contropiede.
E adesso ci divertiamo, penso io. Un bel paio di palle, pensano i giocatori della Spal. Fregandosene altamente delle mie congetture iniziano a martellare la difesa nerazzurra che sta in piedi grazie a Skriniar (lo chiamo solo per cognome per ovvii motivi cacofonici), una specie di diga eretta con cemento armato, e ad un discreto Sime che scoppia alla distanza. Asamoah è preoccupato da Lazzari, posseduto dallo spirito di Djalma Santos, mentre Miranda pare arrugginito; tanto arrugginito da essere uccellato come il peggior dilettante allo sbaraglio dopo pochi minuti dal vantaggio del capitano e commettere un fallo tanto stupido quanto inutile. Rigore. Giusto e sacrosanto. Ma Antenucci, un eroe dalle parti di Ferrara e provincia, viene ipnotizzato dallo sguardo gelido di Samir (mi piace pensarla così) sparacchiando fuori mentre il portierone nerazzurro osserva la palla sfilare alla sua destra senza muoversi, tanto per cambiare. Pericolo scampato, penso, adesso ci divertiamo.
E divertirci avremmo pure potuto divertirci se Keita Balde, qualche giorno fa ha dichiarato di poter segnare una ventina di gol quest’anno, solo davanti a Gomis in un due contro uno che puoi solo immaginare ti capiti a questi livelli, con alla sua destra Icardi davanti alla porta vuota, riesce ad appoggiare il pallone al numero uno biancazzurro che ringrazia, gli offre un martini dry, le patatine ed un vassoio di salatini. Tralascio le mie reazioni linguistiche sul gesto tecnico di Keita, dico solo che difficilmente vedrò il regno dei cieli senza passare prima dal purgatorio.
La Spal spinge, spinge, spinge, Samir para, para, para il parabile salvo sbagliare un paio di rinvii che ci sarebbero potuti costare tanto ed io aumento in maniera esponenziale il mio tempo di permanenza in purgatorio. Resistiamo, come soldati in un fortino accerchiato dagli indiani. Eppure, nonostante tutto, avremmo potuto chiudere la partita. E il primo tempo si chiude, posso rifiatare e sputazzare, ma la salivazione è totalmente azzerata.
Secondo tempo sulla falsariga del primo; solo Spalletti sembra non accorgersi delle difficoltà che abbiamo in campo, siamo stanchi, slegati, a tratti perfino sfiduciati. Ma continuiamo a resistere, roba che l’assalto a Forte Apache al confronto è roba da dilettanti. Anzi, per dirla tutta abbiamo un paio di occasioni mica da ridere che buttiamo alle ortiche (ho sempre sognato di scrivere buttiamo alle ortiche) e, dopo la seconda, veniamo puniti dal destino crudele e beffardo, dalla solita deviazione sfigata, da Samir che sta fermo sulla linea di porta, da Miranda che dorme stile Pisolo e, in modo particolare, da Paloschi che quando era bambino sicuramente un coetaneo interista gli ha rigato la canna della bicicletta. Uno a uno, manca un quarto d’ora e capisco che non vedrò mai il regno dei cieli.
Ma qui inizia una nuova partita; ci incazziamo, loro non ne hanno più e si nota, ricominciamo a giocare come nulla fosse e Perisic, fino a lì più terzino che altro, vede un taglio spettacolare di Mauro e gli regala un bacio al cioccolato con all’interno la nocciola che più bacio non si può. Mauro alza la testa, Gomis esce disperatamente e il capitano decide che no, per stavolta non lo grazia. Il tutto accade con due attaccanti in campo perché vede, caro Luciano, a volte si può giocare con due attaccanti, non c’è nessun decreto regio che lo vieta. Esce Icardi, più stupito che contrariato, entra il Gaglio a far legna, ma la Spal è cotta e totalmente in apnea, oltre alla mazzata del raddoppio di Maurito mio. Finisce due a uno e tutti a casa.
L’Inter ha vinto, viva l’Inter.
Arriviamo alla sosta terzi, soli, magari non bellissimi ma tremendamente funzionali. E va bene anche così.
Ad Maiora.
Gabriele Borzillo