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Pallonate

Guardiola lo voleva a tutti i costi, ma lui disse no!

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Capita assai raramente che uno come Pep Guardiola metta gli occhi su un calciatore che non milita in un top team e lo ritenga perfetto per il suo calcio e il suo tiki taka. Ancora più raramente capita che il soggetto in questione, pur lusingato dall’interesse di uno dei migliori allenatori di tutti i tempi, declini l’offerta con un ‘no grazie’. Eppure è successo davvero: protagonista un calciatore della nostra serie A…

Pep pazzo di…Cossu

Questa è la (curiosa) storia di Andrea Cossu, centrocampista offensivo che ha legato le sue fortune prima alla maglia del Verona e poi, soprattutto, a quella del Cagliari, la squadra della sua città. E proprio in rossoblù, all’epoca allenati da Max Allegri, Cossu ha conosciuto la fama: le sue giocate tra le linee gli sono valse la palma di rivelazione della serie A 2009-10, tanto da attirare anche i complimenti di Pep Guardiola, ai tempi tecnico del Barcellona, che in conferenza stampa fece il suo nome come ideale rincalzo del tridente formato da Henry-Messi-Pedro (più Ibrahimovic, spesso e volentieri relegato in panchina).

“No grazie, ho il Cagliari dentro” 

Chissà cosa passa per la testa ad un ragazzo di provincia che, da un momento all’altro, accarezza l’idea di allenarsi e giocare insieme a Leo MessiXavi e Iniesta. Eppure Cossu non ha avuto dubbi: dopo tanti sacrifici fatti per poter indossare la maglia rossoblù (del Cagliari, s’intende), niente e nessuno avrebbe potuto portarlo via dalla sua Sardegna. Nemmeno Messi: 

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La maglia del Cagliari ce l’ho tatuata addosso. Sono felice ogni volta che la metto in campo. Andare al Barcellona? No, grazie. Voglio restare a Cagliari, possibilmente a vita.

Un progetto di vita che, in parte, si realizzerà: Cossu dalla Sardegna non si muoverà più, ma lasciò il Cagliari per un paio di stagionisposando la causa dell’Olbia (scendendo addirittura in serie D per riportare la squadra in Lega Pro) tra il 2015 e il 2017. Quindi il gran finale della sua carriera, nella stagione 2017-18, con addosso la sua amata maglia rossoblù. Undici presenze per sancire l’addio, proprio lì dove tutto era iniziato. E dove, adesso, è iniziata la sua seconda vita sportiva, da membro dello staff. Sempre fedele ai due colori.

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