Amarcord
28 Ottobre 1979, Beccalossi manda il Diavolo all’Inferno e l’Inter in Paradiso
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2 anni agoon
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Redazione28 ottobre 1979, domenica. La domenica del derby della Madunina. Sugli spalti di San Siro non è rimasto un solo seggiolino vuoto, impossibile trovare un posto, neanche a pagarlo a peso d’oro. Il derby non è una partita come le altre, la posta in gioco è massima, l’imperativo è vincere.
Lo sa bene Evaristo Beccalossi, numero 10 nerazzurro, che in quel pomeriggio d’autunno di fine anni ’70, non disputa una partita come le altre, disputa la partita, quella indimenticabile, forse irripetibile. Minuto numero 14, Altobelli va dalla bandierina e batte corto per Pasinato che crossa in mezzo all’area di rigore del Milan, dove è appostato Beccalossi.
Mentre guarda il pallone intriso d’acqua spiovere verso di sè, Evaristo sa già cosa fare. Intorno a lui solo maglie rossonere, se aspettasse che la palla tocchi terra per controllarla, i difensori avversari si avventerebbero su di lui in un instante. La sola cosa che può fare è calciare in porta al volo, anticipando tutti.
È così fa, impatta il pallone a mezz’aria con il piatto destro, indirizzandolo sul secondo palo, lì dove Albertosi non può arrivare. È il primo gol nel derby per Beccalossi, ma, come recitava un giovanissimo Stefano Accorsi in un noto spot televisivo di qualche anno fa, “two is megl che one”! E allora Evaristo insiste e raddoppia a 6′ dalla fine, appoggiando in rete da due passi il pallone del definitivo 2-0.
Ecco come l’ex fantasista nerazzurro ricorda quella storica doppietta: “Due reti entrambe difficilissime. No, scherzo. Allora, la prima su corner da sinistra: Altobelli per Pasinato, cross e in mezzo all’area il mio tocco di piatto, facile in sé, però ero in mischia e ho messo la palla bene sul secondo palo. Diciamo che sono stato bravo a pensare che la palla potesse andare dove è andata e a farmi trovare lì libero. E lì lo stadio ha iniziato a ribollire. Che bello, non dimenticherò mai quella sensazione e quel momento. E la seconda: Muraro è schizzato in contropiede, io sono stato bravo a stargli dietro anche se non so come ho fatto vista la differenza di velocità tra di noi. Poi me l’ha passata a due metri dalla linea di porta, metterla fuori era davvero difficile“.
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