Amarcord
29 giugno 2000, il cucchiaio non serve più solo per mangiare: l’incoscienza di Totti vale una finale!
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3 anni agoon
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RedazioneCucchiaio: “Posata da tavola o da cucina costituita da una parte ovale leggermente concava sostenuta da un manico, che serve per raccogliere cibi liquidi o semisolidi“. Era questo l’unico significato della parola cucchiaio fino al 29 giugno dell’anno 2000, giorno di Italia-Olanda, semifinale degli Europei ospitati congiuntamente da Belgio e Paesi Bassi.
Al termine di 120 minuti ricchi di emozioni, ma avari di gol, si va ai calci di rigore per decidere chi avrà accesso alla finalissima di Rotterdam. Tocca a Francesco Totti andare sul dischetto. Mentre si avvicina al punto di battuta, il giovane fantasista della Roma sussurra qualcosa all’orecchio di Gigi Di Biagio.
Il numero 20 azzurro confessa al compagno di squadra un proposito folle nel suo caratteristico e colorito intercalare romanesco: “Gigi, mò je faccio er cucchiaio!“. Il cucchiaio?! Totti sistema il pallone sul dischetto e si allontana. Una lunga rincorsa, un tocco morbido, delicato come il velluto.
Il pallone s’impenna, sono attimi interminabili. Quel pallone in porta sembra non arrivarci mai. Ma alla fine ci arriva, ricade lento e inesorabile al di là della linea, al centro. Van Der Sar battezza un angolo e si tuffa, restando beffato.
Gli sarebbe bastato rimanere in piedi, immobile, per accogliere dolcemente la palla tra le sue braccia, ma non poteva neanche lontanamente immaginare che da quel momento in avanti, nel dizionario della lingua italiana, alla voce cucchiaio, si sarebbe letto un nuovo significato: “Nel gioco del calcio, tiro in porta, e in particolare calcio di rigore, fatto colpendo da sotto il pallone per scavalcare il portiere con un pallonetto“.
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