Amarcord
Agnelli: “Vinti 30 scudetti in 90 anni ma il terremoto del 2006 ha lasciato il segno”
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12 anni agoon
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RedazioneIl Presidente della Juventus Andrea Agnelli ha parlato in esclusiva a Sky Sport HD a 360 gradi di Juventus, del futuro di Antonio Conte ma anche degli inizi della propria gestione societaria.
“Mi piace sempre fare un paragone: quando guardiamo lultima Champions League che abbiamo vinto, era il 1996, e se guardiamo allundici che è sceso in campo in quel momento, sette undicesimi venivano dalla gestione precedente. Quando noi siamo arrivati, dico io, Marotta, Paratici, Nedved, nel 2010, abbiamo trovato una parte sportiva che era sicuramente non al livello di Juventus. Ceravamo dati due anni, quelli dovevano essere quelli della rifondazione per riportare ad avere unossatura della squadra che avrebbe poi potuto ambire a vincere. Questa erano le idee che ceravamo dati. Forse è celebre la conferenza stampa del febbraio 2011, quando dissi: se lanno prossimo abbiamo questi problemi, allora abbiamo un problema. Il primo anno, che si potessero avere degli intoppi era pacifico. Guardiamo la squadra di questanno: abbiamo ventuno venticinquesimi completamente cambiati rispetto alla squadra del 2010, bisognava dare del tempo. Lallenatore è stato poi un elemento che nel primo anno non ci ha soddisfatto, però è stato importate il principio che abbiamo ristabilito, che lallenatore incomincia la stagione e finisce la stagione, bisogna dare certezza, i bilanci, ho sempre detto, si fanno il 30 giugno. Antonio mi contattò, come disse, tramite un amico comune, mi venne a trovare, mi parlò effettivamente, come ha detto lui, per tre ore, mi riempì la testa di quello che era il suo modo di vedere la Juventus, latteggiamento, quello che mancava, mi convinse, devo dire mi convinse del tutto. Infatti è vera la battuta che fa, che scese mia moglie e mi disse: chi è questo?, e io: stai buona, questo è il prossimo allenatore della Juventus. Dopodiché vide anche Marotta e Paratici e fummo tutti convinti che era lui la persona giusta per fare quello step successivo. Lanno scorso, quando abbiamo vinto quello splendido scudetto da imbattuti, dissi: la squadra che stiamo mettendo insieme è una buona squadra, Antonio ha funzionato da acceleratore e, quindi, i risultati a cui tutti ambivamo sono arrivati un po prima del previsto.
Quanto durerà il prossimo incontro con Conte per decidere della prossima stagione? “Il prossimo cè stato la settimana scorsa. Antonio è venuto a trovarmi a casa, sempre a casa, lo stesso divano, abbiamo discusso di nuovo un paio dore. Antonio ha passato due anni estremamente intensi: il primo lasciando il Siena si è concentrato sulla Juventus in tutto e per tutto, lanno scorso devo dire che ha fatto unaltra estate non felice o facile, perché è vero che abbiamo vinto uno scudetto da imbattuti, però è altrettanto vero che nel frattempo Antonio era finito tra le grinfie dei procedimenti legati al calcioscommesse. Sono due anni che non si riposa e, secondo me, una settimana tranquillo gli fa sicuramente bene. Antonio conosce le aspettative del mondo della Juventus e sa perfettamente che vincere sembra di nuovo normale, ma non è così. Abbiamo discusso di quali sono le sue aspettative e lui voleva valutare con me quelle che erano alcune esigenze per poter continuare questo percorso, chiedendomi certezze, ma certezze non si possono dare a nessuno. Anche io vorrei le certezze di vincere la Champions League lanno prossimo, però le certezze non le pu ò avere nessuno. Lho rinfrancato, lambizione della società, mia personale e sua, è quella di vincere. Il giorno dopo che lho incontrato io, cè stato subito un incontro con Marotta, Paratici e Nedved, già in quella circostanza cè stato un chiarimento su quelle che devono essere le strategie per il mercato della Juventus. Antonio ha sempre detto che non è una questione di soldi e così non è, lui vuole avere e continuare ad avere la certezza che ci siano i presupposti per continuare a vincere, e mi sembra che questi ci siano. Il lavoro sarà un lavoro congiunto, un lavoro del tecnico, un lavoro dello staff, un lavoro di valutazione su quali sono gli elementi da aggiungere per poter continuare a vincere. Quello che mi preme sottolineare è che i meriti e i risultati che abbiamo ottenuto fino ad oggi vanno divisi tra la squadra, tutti quanti ricordiamo Buffon, Chiellini, Barzagli che è eccezionale, Vidal, ma credo che questo sia anche lo scudetto dei Padoin, dei Peluso, dei Giaccherini, dei Matri, dei Quagliarella, un gruppo di persone che per tutta la stagione aveva un unico obiettivo in testa, che era vincere. Credo che vada dato il giusto merito alla squadra. Lallenatore è un allenatore che ha funzionato da acceleratore ed Í sicuramente un grandissimo allenatore. Ma la società non è stata da meno, noi abbiamo fatto sembrare normale fare quattro mesi in panchina senza allenatore, mi sembra che oggi nessuno ne parli più, vuol dire che i senatori hanno avuto il loro ruolo, vuol dire che lo staff tecnico ha avuto il suo ruolo, vuol dire che chi ha preso il posto di Antonio al suo posto in panchina ha avuto il suo ruolo, Paratici poi un giorno racconter à come sono stati quei quattro mesi nello Sky Box. Oggi ci sono tutte le componenti al loro posto, credo che tutte le componenti vogliano continuare a vincere, in Italia e anche in Europa. È difficile, perché lanno prossimo abbiamo un appuntamento con la storia, perché la Juventus, tranne quella del quinquennio negli anni 30, non ha mai vinto tre scudetti di fila, quindi bisogna che la mente sia focalizzata allanno prossimo perché abbiamo un appuntamento con la storia: diventare la prima Juventus a vincere tre scudetti di fila. In Europa, andare il più lontano possibile. Abbiamo esempi che ci dicono che le certezze non esistono. Il Real Madrid sono circa dieci anni che non vince la Coppa dei Campioni, eppure è la squadra che fattura di più e quindi ha il budget superiori a tutti. Il Machester United lanno scorso è uscito contro il Basilea, questanno agli ottavi di finale. Le certezze non le ha nessuno. Ci vuole entusiasmo, passione, forza di volontà, dedizione, tanto lavoro e tutti insieme possiamo porci gli obiettivi che auspicabilmente raggiungeremo”.
Le riserve sul futuro di Conte sono quindi ormai sciolte? “Da parte mia sono completamente sciolte, non ho mai avuto riserve, lui aveva bisogno di un a carezza e di una conferma che il programma va avanti e quello che gli ho detto è che può star tranquillo perché finchè ci sono io, a me la fame di vittorie non passerà mai”.
E un modello applicabile in Italia quello dellallenatore a lungo termine, come Ferguson al Manchester United? “Quando uno ha tutti gli elementi tali per cui si sta bene assieme, lauspicio è che sia così. Io lo scrissi appena arrivò Conte, auspicai che lui potesse diventare il nostro Ferguson. Sarà solo il tempo a giudicare se anche in Italia saremo in grado di avere un Ferguson”.
La Juventus è allopposizione in Lega Calcio e non è filogovernativa riguardo la Figc. E’ cambiato qualcosa? “Sì certo che è cambiato qualcosa. Il 2006 è stato un terremoto in casa Juventus e quindi tutta una serie di scelte che non sono state condivise allora hanno sicuramente lasciato il segno. Da parte nostra cè grande consapevolezza di aver rispettato la giustizia sportiva, così come rispettiamo le decisioni che oggi avvengono in Lega. Cè stata unassemblea, con 14 voti favorevoli e 6 contrari, che ha dato un governo. Le vicende del 2006 hanno chiaramente lasciato degli strascichi e ci sono tutta una serie di azioni giudiziarie che sono in corso e che per noi sono assolutamente importanti. Detto questo, noi dobbiamo valutare quello che è laspetto legato al 2006 in unottica retrospettiva, ma di continua richiesta di parità di trattamento, perché i fatti che sono emersi successivamente sono stati fatti comunque che hanno portato alla luce elementi nuovi. Dallaltra parte però dobbiamo essere consapevoli che il governo e lopposizione nel calcio non esistono, siamo ununica associazione che vive nella sua collettività per migliorare e riportare il calcio italiano in posizioni più prestigiose di quelle che occupa oggi. Lo stesso discorso si può dire della Federazione: credo che lintervista del vice presidente Albertini sia stata assolutamente eloquente laltro giorno, quando dice noi oggi in seno al consiglio federale abbiamo una serie di componenti che hanno le loro posizioni e i loro punti di vista, mentre invece bisognerebbe avere un punto di vista della Federazione che prende decisioni nellinteresse del gioco calcio, non delle varie componenti. Possiamo maturare, possiamo migliorare, ma non è il momento di criticare questa o quella azione, questa persona o quella persona. Io da quando sono nel calcio sento solo criticare la gente e anche a me è capitato di criticare. Credo che questo sia il momento di fare un passo indietro e lavorare tutti quanti, tutti uniti per riaffermare quella che è la posizione del calcio italiano in Europa”.
Capitolo scudetti: sulle maglie non comparirà nè le stelle nè le scritte, non ci sono ripensamenti? “No. Gli scudetti per noi sono 31, sappiamo perfettamente che lalbo ufficiale ne dà 29. Arrivati a questo punto a me magari piace ricordare un altro numero, tra laltro domani inaugureremo la mostra Il lunedì si parlava di calcio, che è la storia della mia famiglia, della Juventus, e sono 90 anni e questo ci rende la proprietà più longeva di qualsiasi marchio sportivo al mondo. Bene, dal 23 ad oggi noi come famiglia abbiamo vinto 30 scudetti in 90 anni, il che vuol dire uno scudetto ogni 3 anni. Come media statistica su 90 anni fa media e quindi di questo siamo molto orgogliosi, sono trenta. Negli ultimi 3 anni abbiamo fatto anche un po meglio, perché abbiamo fatto due su tre. Quindi non ci resta che proseguire”.
Pensa mai a quello che le ha insegnato suo padre nella gestione e nel modo in cui lei sta imparando a vincere? “Uno dei grandi insegnamenti di mio padre è un insegnamento silenzioso. Una delle poche frasi che mi ha sempre detto: Uno deve cercare di raggiungere gli obiettivi che si è prefissato. E quindi non perdersi strada facendo nel cercare altre opportunità. Uno deve darsi degli obiettivi e cercare di raggiungerli. Lesempio di mio padre è sempre stato molto silenzioso, molto rispettoso, ma anche molto rigoroso. Parafrasando una frase inglese: He lead by example. Lui era leader per lesempio che dava e gli altri lo seguivano”.