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Amarcord

Così Asprilla salvò la vita a Chilavert

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Calcio e malavita. Un binomio che, purtroppo, da sempre attanaglia il Sudamerica, dove il potere dei narcos spesso e volentieri sconfina anche all’interno del rettangolo verde. E ilretroscena svelato da Tino Asprilla, ex attaccante colombiano del Parma, è di quello che fa raggelare il sangue. “Così ho salvato la vita a Chilavert“.

Paraguay batte Colombia 

E’ il 1997, più precisamente il 2 aprile. Davanti ai 37.297 spettatori dell’Estadio Defensores del Chaco di Asunción si gioca la partita tra Paraguay e Colombia valevole per la 10^ giornata delle qualificazioni al Campionato del Mondo di Francia ’98. La partita si chiude sul 2-1 per i padroni di casa, ma la tensione schizza alle stelle nel concitato finale dopo il gol vittoria siglato dal paraguaiano Soto. 

Asprilla vs Chilavert

Pochi minuti dopo, ecco l’episodio che non ti aspetti: cross dalla destra di un giocatore della Colombia, Tino Asprilla prova a prendere il pallone e travolge un difensore del Paraguay. Sembra un normalissimo contrasto di gioco, ma Chilavert, portiere-capitano della nazionale biancorossa, non la pensa allo stesso modo e va a riprendere ferocemente l’allora centravanti del Newcastle.

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Botte da orbi 

Sembra tutto finito con la punizione che pochi istanti dopo viene regolarmente battuta e, invece, quando la palla è ormai lontanaChilavert si rotola improvvisamente a terra: lamenta una manata da parte di Asprilla. Che, a sua volta, denuncia uno sputo ricevuto da portiere. Ne nasce un parapiglia pazzesco che l’arbitro prova a sedare peggiorando solo le cose: espellendo entrambi.

Quel pugno nel tunnel 

Come spesso succede in Sudamerica però, la questione non si risolve nel rettangolo verde. Appena messo piede nel tunnel degli spogliatoi, Chilavert pensò bene di sferrare un cazzotto in pieno volto ad Asprilla. Che, naturalmente, non la prese affatto bene.

“Uccideremo Chilavert”

Peccato che quella che doveva essere una normale resa dei conti tra uomini di campo diventò subito una questione di orgoglio nazionale. Ed ecco che, appena rientrato in albergo, il colombiano fu contattato telefonicamente da Julio Fierro, noto trafficante di droga nel giro di Pablo Escobar, che convocò immediatamente Asprilla nel suo albergo. Questo il racconto del centravanti: 

Sono arrivato e quell’uomo era con altre dieci persone, tutte ubriache e accompagnate da donne paraguaiane. Mi hanno detto: ‘Abbiamo bisogno che tu dia l’autorizzazione perché questi due uomini rimarranno qui ad Asunción, vogliono uccidere quel ciccione di Chilavert’

Tino disse no

salvare la vita a Chilavert fu però proprio l’intervento di Asprilla che, rispondendo ai narcos, li supplicò di non torcere neanche un capello all’avversario: 

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Ma siete pazzi? Quel che succede in campo finisce in campo. Finisce lì

E così Chilavert fu graziato. Tre anni dopo la morte di Andres Escobar, difensore colombiano freddato dai narcos per un autogol contro gli Stati Uniti.

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