Amarcord
Crisi del calcio italiano, la ricetta di De Laurentiis: “Campionato a 16 squadre e serie B senza stranieri”
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10 anni agoon
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RedazioneIl calcio italiano è in fibrillazione. In pochi mesi le squadre italiane hanno clamorosamente toppato il loro cammino nelle coppe europee, si è dovuto commentare gli incidenti nella finale di Coppa Italia (che hanno avuto un prezzo altissimo, la vita del giovane tifoso partenopeo Ciro Esposito) e, infine, la figuraccia mondiale dell’Italia di Prandelli, con tanto di polveriera in Federcalcio.
Di tutto questo ha parlato al ‘Corriere dello Sport’ Aurelio De Laurentiis, che individua cause e possibili soluzioni: “Potrei sottolineare che negli ultimi dieci anni ho avuto modo di preannunciare ciò che sarebbe successo. La mentalità superata e improduttiva delle nostre istituzioni non mi ha mai convinto, non è una questione di anagrafe. Si tratta di sapere guardare al futuro. E il nostro calcio è dominato da una dose massicca di provincialismo, che ci impedisce di lanciarci in orizzonti lontani“.
Un uomo, secondo il presidente del Napoli, farebbe al caso del calcio italiano: “Giovanni Malagò. E’ un uomo di spessore che ha sposato la cultura del fare e non quella del sopraffare. Ma prima di scegliere l’uomo giusto bisogna ridisegnare compiti e competenze di Federazione e Lega“.
“Il calcio in Italia non funziona, il 70% dei bilanci dei club è in rosso. Ma guardiamo l’esempio del Belgio. In serie A deve esserci la possibilità di utilizzare i calciatori extracomunitari senza vincoli, la Federazione non deve proibire, bensì invitare a costruire. Serve poi più integrazione, serie B e serie C devono rappresentare un serbatoio in cui i giovani siano testati. Lì sì che potrebbe essere vietato il tesseramento di stranieri e, magari, si potrebbe imporre di schierare solo italiani under 25“, attacca De Laurentiis.
Che è un fiume in piena: “Non voglio limitare la presenza di altre società, ma nel 1986 la serie A aveva 16 squadre e se vogliamo essere più competitivi in Italia e quindi anche in Europa, non possiamo stressare con questa quantità impressionante di partite né le società, né i calciatori“.
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