Amarcord
Daniele Conti racconta: “Non è stato facile essere figlio di Bruno, ma grazie al Cagliari…”
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5 anni agoon
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RedazioneUna bandiera ammainata, ripiegata e messa in un cassetto. Ma comunque destinata a sventolare per sempre nei cuori di tutti i tifosi del Cagliari, perchè Daniele Conti -dopo quasi 500 partite in rossoblù- è diventato uno dei più grandi simboli della scena calcistica cagliaritana, secondo solo a Gianfranco Zola e Gigi Riva.
E l’ex capitano, svincolato dopo l’addio al club lo scorso giugno, si è confessato così ai microfoni de La Gazzetta dello Sport: “La maglia del Cagliari è la mia seconda pelle. I compagni migliori? Tutti, veramente. Ma con Agostini, Cossu, Pisano e Lopez c’è un legame fortissimo. Sono amici veri e persone che hanno amato il Cagliari quanto lo amo io. Abbiamo lottato e sofferto insieme. E’ stato un onore per me essere il capitano non di una squadra, ma di un popolo. Ho sempre difeso il compagno in difficoltà. Ho parlato poco e fatto poche interviste, quando le ho fatte è stato per metterci la faccia nei momenti difficili. Non mi sono mai sentito una bandiera perché per me era naturale quello che facevo: amare il Cagliari. Per questo ho rifiutato ingaggi migliori, squadre più forti e tante altre cose. E il bello è che non mi è mai pesato e quando mi guardo indietro ora rifarei tutto, tranne qualche errore”.
Sull’inizio della sua carriera: “Mi ritorna in mente l’inizio. Essere il figlio di Bruno non è una cosa semplice. Appena sbagli tutti ti giudicano. Da lì ho preso la forza per dimostrare poi quanto valevo. Ero consapevole delle mie possibilità, e sono orgoglioso di non aver mai mollato. Ho parlato sempre in faccia, ma questo spesso nella vita non ti aiuta, anzi. Sono caduto e mi sono rialzato, ammettendo anche i miei errori. Ed ora sono contento di essere entrato nella storia del Cagliari.”
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