Amarcord
Gol e goldoni, il variegato mondo di Tino Asprilla
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5 anni agoon
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RedazioneIl ricordo più forte che ho impresso nella mia memoria di Tino Asprilla è di un Milan – Parma, a San Siro. Correva la stagione 92/93, era il Milan dei record con in panchina Capello, atto primo.
Io avevo tipo 8 anni, il Parma era quello del buon Nevio Scala, i rossoneri non perdevano da 58 partite, Cinquantotto. Non so se mi spiego.
Era una giornata uggiosa a Milano, il Milan contava di portare a casa altri 2 punti (si, ai tempi vincevi e ne prendevi 2), ma il vecchio volpone Scala piazza Apolloni su Papin e Minotti tiene d’occhio Savicevic, i rossoneri non trovano sbocchi.
Ad un certo punto, dal nulla spunta lui: Faustino Asprilla.
Punizione dal limite dell’area, posizione il pallone, breve rincorsa, palla nel sette: San Siro è gelato.
Esultanza classica con capriola al contrario (il capostipite degli Oba Oba Martins) e Milano espugnata. “Il Miracolo di San Faustino”.
Me la ricordo come fosse ieri quella punizione: conclusione perfetta, corpo bilanciato, un giusto mix di potenza e precisione, la boccia che scheggia la traversa quel tanto che basta per andare a finire nel sette, un tiro imparabile anche per un portierone come Super Seba Rossi, che osserva con la coda dell’occhio ma resta immobile. Parma in vantaggio. Asprilla l’ha fatta grossa.
LA VITA
Asprilla nasce il 10 novembre del 1967, a Tuluà, un comune della Colombia, situato a 4° a nord dell’equatore. Viene da una famiglia povera, il padre lavorava in una piantagione di zucchero e non voleva che il figlio giocasse a calcio: “Vas a trabajar” gli diceva, ma lui pensava solo al pallone e sapeva che gli avrebbe cambiato la vita.
Chi lo vedeva giocare da piccolo sgranava gli occhi e affermava con sicurezza: “Este es un predestinado” e così è stato.
Esordisce nell’Escuela Carlos Sarmiento Lora, ma ci mette poco a farsi notare. Arriva nel calcio che conta a 19 anni, venduto al Cucuta Deportivo dove gli basta una stagione per mettersi in mostra: ne gioca 36 e mette 17 timbri. Niente male per un ragazzino.
All’Atlético Nacional se ne innamorano e lo portano da loro, dove resta per 3 anni segnando 35 reti ma soprattutto destando l’interesse di molti club europei, tra cui il Parma (leggenda narra che la cessione del giocatore passò dal placet del potente Narcos Pablo Escobar che pare ripulisse soldi nel calcio, ma questa…questa è un’altra storia, Fede Buffa cit. ).
Fa strano parlarne oggi che gli Emiliani stanno vivendo il periodo più brutto della loro storia calcistica, con fallimento e serie D, ma quello era il Parma del grande Nevio Scala, il famoso Parma dei miracoli.
Asprilla arriva in Italia tra la curiosità della gente, ma per un colombiano dal sangre caliente non è facile ambientarsi alla pacata vita di Parma, lui parla la lingua del pallone, quella del gol. Ne fa 7 il primo anno, uno storico di cui vi ho raccontato poco sopra che interrompe il record del Milan di Capello.
In quel Parma forma una coppia pazzesca con un altro bomber di razza, ma tutto italiano: Alessandro Melli. I due si completano alla perfezione, genio e sregolatezza con senso del gol e concretezza, risultato? Una coppa delle coppe, una Uefa e una Supercoppa Europea. Pazzeschi loro, pazzesco Parma. Ci resterà per 4 anni segnando 26 reti.
Tutti gli amori però finiscono o comunque a volte hanno pause di riflessione e in una di queste Asprilla passa al Newcastle per 17 Miliardi (dopo un casino dei suoi che rischiò di far saltare tutto, ma ne parleremo dopo in un capitolo a parte), ma l’Inghilterra non è roba per lui: in 2 anni gioca 37 partite e segna solamente 8 gol, a Parma erano abituati a ben altro.
La fiamma con gli emiliani non si è spenta e il colombiano torna a casa, nella sua Parma, anche se i suoi gol, numeri e acrobazie sono un lontano ricordo, ora si parla di lui solo per la sua vita sregolata. Fa una stagione e saluta, direzione Brasil, prima Palmeiras, poi Fluminense e poi un continuo vagare fino al 2005, ultima parentesi all’Estudiantes.
IL MOMENTO
Oltre al gol al Milan che lo incorona idolo di Parma, si consacra con la sua nazionale nel 1993, il 5 settembre per l’esattezza.
Si giocano le qualificazioni per Usa 94, la Colombia affronta l’Argentina, in palio l’accesso diretto ai mondiali senza spareggio. All’andata, in Colombia, i padroni di casa vincono 2-1 ma bisogna andare in Argentina, impresa ardua.
I “cafeteros” (ai tempi una delle nazionali più interessanti e sorprendenti) distruggono la seleccion, robe di manita, 5 pere e a casa. Tino è il protagonista, si inventa una prestazione eccezionale, segna due reti, inventa assist, dipinge calcio. Tutti in piedi ad applaudirlo.
King Tino.
LE BRAVATE INFINITE
Ad elencarle tutte diventeremmo vecchi, era sopra le righe e l’abbiamo già detto, alcune sono così assurde che suonano quasi come “Sai che una volta mio cugino..”, insomma come delle leggende, ma sono tutte vere.
Il primo segnale lo da quando pochi giorni prima di un match importantissimo contro l’Atletico de Madrid (Dove poi tra l’altro segnerà una doppietta incredibile), torna dal suo Ranch in Colombia con una vistosa fasciatura alla gamba: “Mister, mi son tagliato con una bottiglia, mi stavo tuffando in piscina e…”.
Scala scuote la testa. Aveva già capito che gli stava raccontando una stronzata colossale.
La verità poi esce fuori: A tuluà un autobus lo sorpassa tagliandogli la strada, lui scende dalla macchina come una furia, colpisce il finestrino dell’autista con un calcio mandandolo in frantumi. Scatta una rissa vera e propria, il giocatore finisce anche in ospedale. Niente male, no?
Scala, allenatore di quel Parma, uomo di cuore ma comunque tutto d’un pezzo non ama le scorribande del nostro Tino, dopo la storia del finestrino lo tiene in panca e Asprilla ringrazia inanellandone una dopo l’altra.
Potremmo raccontarvi di come dovette cambiare casa a Parma per le continue lamentele dei vicini, che non chiudevano occhio da mesi a causa delle raffiche clamorose di Salsa e Merengue sparate dalle casse dell’impianto di casa del giocatore.
Oppure di quando spedì la sua famiglia in Colombia: “Lo faccio per il vostro bene, qui d’inverno si muore di freddo”. Non aveva tutti i torti, se non fosse che lui si riscaldava con quel gran pezzo di..pornostar che era Petra, forse affascinata dai suoi soldi o forse dal tremendo segreto nascosto nel suo soprannome: “Cobra”.
Ma ce ne sono ancora eh.
Tipo quando dal nulla, in ritiro con la sua Nazionale a Baranquilla, decide di scappare e non farsi più vedere o ancora le aggressioni ai fotografi, oppure dopo i mondiali di Usa 94 (di cui ricordiamo la tragica morte del capitano della Colombia Escobar..) quando riceve pesanti minacce che si concretizzano fuori da un locale in Colombia: salvo per miracolo.
Nel ’95, durante un veglione nella sua Tuluà, il Tino nazionale si fa coinvolgere nella milionesima rissa, interviene la Polizia che gli trova due pistole in macchina. E’ l’ennesimo casino. Condannato a sette mesi di carcere con la condizionale, da Parma provano a difenderlo: “sono bravate”. Lui, per dirla alla buona, se ne fotte. Anche se nello spogliatoio degli emiliani, oltre a Cobra, lo chiamano Tex Willer. Chissà perchè.
[Tino] Ancora in Colombia da il meglio di se, quando un uomo gli ruba il cappello. No carissimo, hai fatto la bravata all’uomo sbagliato, Tino lo rincorre e a suo modo si riprende il cappello, picchiando a sangue il mal capitato ladro.
Desta scandalo anche il suo passaggio al Newcastle, dove non supera le visite mediche, problemi fisici dicevano, ma in realtà – come nella migliore delle barzellette – i magpies asseriscono che colombiano fosse positivo alla cocaina. Tac. Casini, controcasini, il Parma smentisce e fa causa ai magpies che si trovano costretti spendere ‘sti diciassette miliardini e portarsi a casa Tino. Nessuno seppe la verità.
Anche in Inghilterra ne combina più di una, la migliore è stata quando è riuscito a presentarsi in ritardo a Newcastle – Barcellona (prima esperienza dei magpies in champions..), gli inglesi non sono amanti dei ritardi ma Mister Kenny Dalglish a sorpresa non lo esclude dal match, Tino ringrazia a suo modo: Hattrick, vittoria degli inglesi per 3-2. Pubblico in delirio, lui si scusa dopo la partita con l’allenatore: “Mister, scusi il ritardo, ma stavo facendo sesso…”. Giuro, disse davvero così o perlomeno questo era il senso. Un grande.
Qualche anno dopo, torna in auge il suo soprannome di Tex Willer: quando tra le fila dell’Universitad de Chile, durante un riscaldamento pre match tira fuori una delle sue amate pistole (alcuni asseriscono addirittura fosse una mitragliatrice..) e spara una raffica di colpi in aria. Un matto.
Motivo? “I ragazzi avevano bisogno di una bella svegliata, volevo spronarli per fargli dare il massimo”. Lo arrestano e lo rilasciano: “ Non mi sopportavano già più”.
Intanto, posa nudo svariate volte per riviste colombiane e rifiuta “stranamente” una parte da protagonista in un porno. Forse amatoriale, con ciccione e mascherine.
Ecco, questo era Tino Asprilla. Era uno dei volti di questo giocatore, ma infondo… “so’ ragazzi”.
Anche oggi il nostro eroe non smette di stupirci, e’ proprio notizia dell’anno scorso quella che vede Tino Asprilla lanciare una sua personalissima linea di profilattici: “Tino”.
“Spero possano aiutare i ragazzi ad evitare gravidanze indesiderate” dice il nostro campione che aggiunge “consiglio a tutti quello al gusto di guaiava, da piccolo nel nostro giardino avevamo proprio un albero di guaiava e aveva un sapore che si adeguava alle relazione amorose”. Il Numero 1.
Da non perdere due foto (Che vi alleghiamo naturalmente qui sotto) pubblicitarie della sua linea “hot”.
Ps. Questa la aggiungo in post scriptum, è una piccola chicca che sanno in pochi: Una volta durante l’allenamento il colombiano era infortunato e si limitava a osservare i compagni allenarsi, il mister voleva che comunque facesse un po di corsa, la risposta di Tino fu da morir dal ridere: prese le scarpe da ginnastica, le buttò nel bidone della spazzatura e disse “non sono mica Forrest Gump”.
IN CAMPO
Asprilla era una seconda punta perfetta, infatti i suoi anni migliori sono stati con il buon Melli, numero 11 e numero 9. Bomber Melli centrale e Asprilla gli girava intorno come una trottola, era un giocatore che faceva di velocità ed esplosività la sua forza, non era un dribblomane, ma era capace di puntare e bruciare in velocità il difensore con estrema facilità, caratteristica fondamentale del suo gioco.
Dotato di un gran tiro, sia in potenza che in precisione e inoltre calciava e segnava con entrambi i piedi con una facilità da far spavento. Uno dei suoi più grandi difetti era la discontinuità, si prendeva pause e spariva dalla partita. Di lui ricordo bene la sua andatura ciondolante, ma soprattutto la sua agilità e la sua potenza acrobatica, inoltre era capace di segnare in ogni modo, di potenza, di precisione, punizione, di rapina..un giocatore imprevedibile.
TINO OGGI
Oltre ai goldoni, oggi Asprilla – 44 anni – ha aperto una sua scuola calcio e il suo team, l’Atletico Faustino Asprilla che milita nel Campionato Postobon sub 19. e coltiva un sogno nemmeno tanto segreto: quello di Entrare in politica. Ha partecipato a qualche programma trash qua e la, qualche reality, ha rifiutato la proposta di partecipazione a un film porno e ha messo via le pistole, per davvero.
Ciò che non ha messo via però è il suo sorriso contagioso.
In questi ultimi giorni, ha fatto parlare di lui tramite twitter, definendo Neymar “un pagliaccio”. Non male.
Ah, per inciso, se si candidasse..io lo voterei.
FRASI CELEBRI
“Il calcio di oggi? Per me si guadagna troppo, in un mese una pippa prende più di Van Basten…”
2013
“Se avessi giocato nel Milan o nella Juventus forse avrei vinto il Pallone d’Oro, del resto se l’ha vinto Nedved… con tutto il rispetto…”
2013
In Collaborazione con Robe di Calcio
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