Amarcord
Il calcio secondo Delio Rossi, allenatore in vacanza obbligata
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12 anni agoon
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RedazioneUna vacanza obbligata, sicuramente non ricercata e voluta, quella di Delio Rossi, l’ex allenatore della Fiorentina che dallo scorso 2 Maggio è rimasto senza squadra a causa della rissa in panchina, davanti a compagni, avversari, tifosi e televisioni, scoppiata con Adem Ljajic, reo di aver provocato il tecnico durante il cambio apostrofandolo con parole dure e cattive.
Le manca il calcio? “Mi manca il lavoro settimanale, il giovane che vedi crescere giorno dopo giorno”.
Cosa le è rimasto di quella domenica, quando scoppiò la rissa? “Io ho chiesto scusa a tutti, a Ljajic, ho sbagliato e lo ripeto, ma che amarezza certi giudizi alla società, alla città, ai tifosi, all’Italia intera. Ho fatto qualcosa di brutto, da non ripetere, ma se non giustificabile quantomeno comprensibile in quella situazione. Sicuramente non sono stato furbo: qualche collega sarebbe stato più fourbo di me”.
Questo campionato che è iniziato da poco è stato definito quello dei giovani. Scelta o necessità? “Necessità. Le ristrettezze economiche hanno indotto a puntare su giocatori con ingaggi più bassi. Il nostro calcio però avrebbe bisogno di una profonda riforma”.
Lei cosa cambierebbe? “Ridurrei il numero delle squadre professionistiche, introdurrei una fascia semiprofessionistica. La Serie A e la Serie B dovrebbero dimagrire scendendo a diciotto e venti squadre; la Lega Pro dovrebbe avere solo un campionato articolato su un paio di giorni. Settanta, ottanta squadre professionistiche sono più che sufficienti. E poi se veramente intendiamo puntare sui giovani dovremmo cominciare a ripensare tutta la storia dei campionati giovanili”.
In che senso? “La nostra Primavera non è la seconda squadra e un ragazzo della Primavera a meno che non sia un fenomeno, difficilmente è pronto per la prima squadra. Per risolvere il problema abbiamo solo due strade: o quella spagnola, della seconda squadra, o quella inglese del campionato riserve. Ho apprezzato l’allargamento della panchina”.
Cosa pensa degli arbitri? “Possono essere utili ma bisogna specificare meglio il ruolo, resta il paradosso che in un ambiente professionistico gli unici non professionisti sono gli arbitri. Eppure una loro scelta, al pari di quelle che in panchina compiono gli allenatori e in campo i calciatori, può spostare svariate decine di milioni. Il gol di Muntari poteva essere il raddoppio del Milan e il campionato probabilmente avrebbe imboccato una strada diversa. Gli arbitri devono essere professionisti, ci deve essere un’aristocrazia di quattro, cinque professionisti che dirigono le quattro, cinque gare più importanti”.
Quali squadre la intrigano di più? “La Fiorentina che ha fatto l’unica cosa che poteva fare, la rivoluzione totale. E la Roma che ha aggiunto campioni a campioni reclutando giocatori idonei al gioco di Zeman, un allenatore da Serie A, un allenatore che puoi amare o detestare ma che non puoi fare a meno della sua diversità”.
Quali sono i giovani che ritiene più interessanti? “Insigne, Destro, per non parlare di Jovetic che è già affermato o Giovinco che è un gran calciatore da tempo ma che sembra essere stato scoperto soltanto ora. Una cosa deve essere chiara: noon dobbiamo pretendere che questi ragazzi facciano tutte le domeniche gol a San Siro perché le maturazioni non hanno mai nulla di miracoloso”.
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