Amarcord
Il genio dimenticato del Brasile
Non ha avuto la fortuna del fratello, ma Rai col pallone tra i piedi era capace di tutto!

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4 ore agoon

Il genio dimenticato del Brasile
Rai Souza Vieira de Oliveira, noto semplicemente come Rai, è stato uno dei talenti più raffinati del calcio brasiliano degli anni ‘90.
Fratello minore di Sócrates, leggenda del Corinthians e simbolo dell’impegno politico nel calcio, Rai ha seguito una strada diversa, lasciando un segno profondo nel São Paulo e nel Paris Saint-Germain.
Elegante trequartista, dotato di una visione di gioco eccezionale e di un destro raffinato, ha rappresentato il Brasile a livello internazionale, vincendo il Mondiale del 1994.
Dall’ombra di Sócrates alla gloria con il São Paulo
Nato nel 1965, Rai ha dovuto convivere con il peso di un cognome importante. Suo fratello maggiore, Sócrates, era un’icona sia in campo
che fuori, per il suo stile di gioco e il suo impegno politico. Tuttavia, Rai non ha mai cercato di emularlo:
il suo calcio era diverso, più tecnico e meno fisico, con una naturale predisposizione per il ruolo di trequartista puro.
Dopo le prime esperienze con il Botafogo-SP, è nel São Paulo che Rai è diventato una stella. Sotto la guida di Telê Santana, ha trascinato la
squadra alla conquista di due Copa Libertadores (1992 e 1993) e due Coppe Intercontinentali, battendo il Barcellona di Cruyff e il Milan di Capello.
Nel 1992, fu decisivo nella finale contro il Barça, segnando uno dei gol della vittoria.
Nel São Paulo, Rai incarnava il prototipo del numero 10 brasiliano: elegante, intelligente e decisivo nei momenti chiave.
Fu il leader di una delle squadre più forti della storia del calcio sudamericano, dominando anche a livello internazionale.
L’avventura al PSG e la consacrazione in Europa
Nel 1993, Rai si trasferì al Paris Saint-Germain per 5 milioni di dollari. All’inizio ebbe difficoltà ad adattarsi al calcio europeo, ma ben presto divenne il leader tecnico della squadra.
Con il PSG, vinse la Ligue 1 nel 1994, due Coppe di Francia, una Coppa di Lega e, soprattutto, la Coppa delle Coppe nel 1996.
La sua classe e il suo carisma lo resero un idolo per i tifosi parigini, tanto che fu capitano della squadra e ancora oggi è ricordato come uno dei più grandi giocatori della storia del club.
La sua capacità di segnare e far segnare, unita a una grande visione di gioco, lo rese un punto di riferimento nella squadra che iniziava a imporsi a livello europeo.
Il Mondiale 1994 e il ruolo con la Seleção
Nonostante il suo talento, Rai non ebbe mai un ruolo centrale nella Nazionale brasiliana. Convocato per il Mondiale del 1994, iniziò il
torneo da capitano, ma perse il posto da titolare a causa di prestazioni poco convincenti. Alla fine, il Brasile vinse il titolo, ma il vero protagonista fu Romário.
Rai dovette accontentarsi di un ruolo da comprimario, senza mai riuscire a imporsi come il leader che era nei club.
Il ritorno al São Paulo e l’eredità lasciata
Dopo il successo con il PSG, Rai tornò al São Paulo nel 1998 per chiudere la carriera nel club che lo aveva reso grande.
Anche nella sua seconda esperienza, dimostrò di essere un giocatore di classe superiore, vincendo il Campionato Paulista nel 1998 e il Torneo Rio-São Paulo nel 2001.
Dopo il ritiro, ha continuato a essere un punto di riferimento nel calcio brasiliano, lavorando in progetti sociali e culturali.
Come suo fratello Sócrates, ha sempre avuto una visione del calcio che andava oltre il campo, cercando di restituire qualcosa alla società attraverso lo sport.
Conclusione
Rai è stato uno dei trequartisti più eleganti della sua generazione, un giocatore capace di unire talento, leadership e intelligenza tattica.
Sebbene non abbia avuto lo stesso impatto mediatico di altri numeri 10 brasiliani, il suo contributo al São Paulo e al PSG è stato straordinario.
Ancora oggi, è ricordato come uno dei migliori giocatori della storia di entrambi i club, un simbolo di classe e qualità dentro e fuori dal campo.
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