Amarcord
MIlan, Gattuso: “Inzaghi mi rubava le scarpe. Sarei rimasto al MIlan anche in B”
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10 anni agoon
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RedazioneIn una bella intervista in esclusiva al canale tematico Milan Channel, l’ex centrocampista rossonero Gennaro Gattuso, detto Ringhio, ha voluto raccontare tutte le emozioni di una carriera eccezionale che lo ha portato sul tetto d’Europa con il Milan, e su quello del Mondo con la nazionale azzurra.
“Vengo da una famiglia di milanisti. Quando ero alla Salernitana, ero stato già venduto alla Roma: mio padre si impuntò e mi disse che dovevo andare al Milan anche per meno soldi, fece saltare tutto. Nel 2006 (Calciopoli, n.d.r.), chiamai Galliani: gli dissi che sarei rimasto anche in B. Dovevo andare al Bayern: avevo dato la parola ai tedeschi, entrai alle 12 in sede al Milan e uscii alle 9 di sera, mi chiusero dentro la sala dei trofei per 3 ore con mio padre e Galliani. Feci una figuraccia”, le parole di Ringhio Gattuso.
Il calabrese, tutto grinta e corsa, ha voluto parlare anche del suo grande rapporto di amicizia con il nuovo allenatore del Milan, Filippo Inzaghi, amicizia nata grazie ad un paio di scarpe: “Pippo mi rubava le scarpe sempre in Nazionale e un giorno fece gol con il mio paio e non le lascio più, nacque un grande rapporto di amicizia. Ci telefonavamo spesso e lui voleva venire qua, quando diedi a Galliani l’assist di Pippo lui fu felice di comprarlo. Inzaghi si faceva fare i cd in cui studiava gli avversari anche per giorni interi. Sapeva tutto, era un malato”.
Parole al miele anche nei confronti dell’allenatore di quel Milan, Carlo Ancelotti, innovatore a suo dire, come nessun’altro allenatore negli ultimi anni: “Ancelotti costruì il Milan su Pirlo: fu una grande intuizione. E per me una salvezza: gli passavo la palla e sapevo che era in banca. Quando arrivò Seedorf, capimmo subito che era di un altro livello fin dagli allenamenti, sentivi un rumore della palla diverso e là abbiamo capito che avevamo portato noi qualcosa di nuovo, non il Barcellona degli ultimi anni. Noi giocavamo per l’allenatore perché si faceva voler bene, si emozionava con noi”.
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