Amarcord
Milan, il Faraone e la maledizione di Tutankhamon
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11 anni agoon
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RedazioneChe fine ha fatto il Faraone? Ufficialmente fuori per infortunio, Stephan El Shaarawy è letteralmente sparito dai radar. Che sia rimasto sepolto in una piramide, novello Tutankhamon? Da salvatore della patria a oggetto misterioso il passo è stato breve. Troppo. Nel calcio, si sa, ci si dimentica in fretta di ciò che si è fatto. Oggi sull’altare, domani nella polvere. Il pallone, in fondo, è una metafora della vita. Che ti chiami Napoleone o El Shaarawy fa poca differenza: ieri ero un dio, oggi non sei nessuno. I guai del Faraone, quasi si fosse abbattuta su di lui la maledizione di Tutankhamon, non sono soltanto fisici, ma soprattutto psicologici. Non è un caso che la stella dell’italo-egiziano si sia di colpo oscurata nel momento in cui Balotelli ha messo piede a Milanello. Forse Stephan s’è sentito messo da parte, forse ha vissuto l’approdo in rossonero di Super Mario come una mancanza di fiducia nei propri confronti, come una sorta di diminutio capitis. L’equivoco non è di natura tecnico-tattica, i due infatti possono giocare insieme. E allora, perché, ogni volta che lo hanno fatto, El Shaarawy è sostanzialmente rimasto ai margini della partita, intristito, imbolsito? Semplicemente perché il Faraone soffre la straripante personalità di Balo e non ne ha altrettanta. Le doti caratteriali non sono meno importanti di quelle tecniche, anzi. È qui che deve lavorare Stephan se vuole abbandonare il limbo anonimo dei buoni giocatori e scalare l’Olimpo dei fuoriclasse.
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