Amarcord
Mou, storia di un successo: ecco le 5 frasi celebri dello Special One!
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2 anni agoon
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Redazione
Riviviamo le sue 5 frasi storiche che hanno contraddistinto la sua carriera da allenatore:
1) 10 luglio 2004(Conferenza di presentazione al Chelsea)
“Vi prego di non chiamarmi arrogante, ma sono campione d’Europa e credo di essere speciale. Se avessi voluto un lavoro facile sarei rimasto al Porto: una bella sedia blu, una Champions League, Dio, e dopo Dio, io”.
2) 4 giugno 2008(Conferenza di presentazione all’Inter)
Domanda: “Pensa che Lampard potrebbe trovarsi bene nel calcio italiano?”
Mourinho: “Perché mi chiedi di un giocatore del Chelsea?”
Domanda: “È un modo furbo di riproporre il tema che lei ha appena evitato”.
Mourinho: “Sì, sììì… Ma io non sono pirla“.
3) 15 settembre 2008 (Replica a Pietro Lo Monaco, a.d. del Catania, che aveva detto: “Mourinho è da prendere a bastonate sui denti)
“Io conosco il monaco del Tibet, il Principato di Monaco, il Bayern Monaco, il Gran Prix di Monaco. Non ne conosco altri. Se questo Lo Monaco vuole essere conosciuto per parlare di me, mi deve pagare tanto. Io ho già degli sponsor che mi pagano per fare pubblicità”
4) 3 marzo 2009 (Polemica dopo un rigore concesso all’Inter contro la Roma)
“A me non piace la prostituzione intellettuale, a me piace l’onestà intellettuale. Mi sembra che negli ultimi giorni ci sia una grandissima manipolazione intellettuale, un grande lavoro organizzato per cambiare l’opinione pubblica per un mondo che non è il mio. Negli ultimi due giorni non si è parlato della Roma che ha grandissimi giocatori, ma che finirà la stagione con zero titoli. Non si è parlato del Milan che ha 11 punti meno di noi e chiuderà la stagione con zero titoli. Non si è parlato della Juve che ha conquistato tanti punti con errori arbitrali”
5) 27 aprile 2011 (Conferenza post Real-Barcellona 0-2, semifinale d’andata di Champions League)
“Se io dico a lei e alla Uefa quello che penso e quello che sento, la mia carriera finisce oggi. E siccome non posso dire quello che sento, ho solo una domanda. E spero, un giorno, di avere una risposta. La domanda è: perché? Perché? Perché Ovrebo? Perché Busacca? Perché De Bleeckere? Perché Frisk? Perché Stark? Perché? Perché ad ogni semifinale accade sempre lo stesso? Perché Ovrebo da tre anni? Perché il Chelsea non è potuto andare in finale? Non so se è la pubblicità dell’Unicef, non so se è il potere del signore Villar all’interno della Uefa”.
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