Diavolo in me
Il vero capolavoro di Mirabelli (di cui però non tutti parlano…)
Published
7 anni agoon
By
RedazioneCome si fa a cambiare il volto di una squadra in una sola sessione di mercato? Con tanti nuovi acquisti, vero. E se n’è parlato parecchio: le ormai famose “cose formali” hanno letteralmente spopolato, creando un vero e proprio fenomeno di costume rimbalzato da un social network all’altro.
Eppure per creare una grande squadra bisogna anche vendere, o meglio saper vendere i giocatori ritenuti in esubero per un progetto vincente. E stiamo parlando di parecchi calciatori, se si pensa al Milan della scorsa stagione…
Di Massimiliano Mirabelli si diceva, appena pochi mesi fa, che fosse “bravo a comprare, ma non a vendere…“. I fatti però, numeri alla mano, dicono tutt’altro, e per accorgersene basta dedicare una rapida analisi al mercato in uscita rossonero…
Pronti via e il neo d.s. si presenta in rossonero piazzando subito Poli al Bologna (a costo zero) e alleggerendo così il monte stipendi. Poco dopo toccherà a Rodrigo Ely, ceduto all’Alaves per una cifra vicina ai 3 milioni di euro, un prezzo decisamente più alto del valore di mercato del brasiliano, che a Milanello si ricorda solo per una partita agghiacciante (con tanto di espulsione) a Firenze. Quindi sarà la volta di Bertolacci (ceduto in prestito nella speranza di recuperare psicologicamente l’uomo, prima ancora del calciatore) e Lapadula (13 milioni complessivi tra prestito e riscatto obbligatorio), entrambi salpati alla volta di Genova.
Poi la ‘dolorosa’, ma oculata cessione di Kucka: lo slovacco, arrivato al Milan per 3 milioni di euro due stagioni fa, saluta i rossoneri al termine di un’annata non indimenticabile portando in cassa una notevole plusvalenza: il Trabzonspor ha infatti sborsato 6 milioni di euro per il suo cartellino, ossia il doppio del suo valore iniziale.
State tenendo i conti? Finora siamo a 22 milioni, cui vanno aggiunti i due milioncini incassati per Vangioni (altra plusvalenza, visto che arrivò un anno fa a parametro zero). E fanno 24 solo con le operazioni ‘minori’.
Passiamo ora alle quattro transazioni più complicate del mercato rossonero, cominciando da Carlos Bacca, ormai in rotta con compagni e tifosi, passato al Villarreal per 2 milioni di prestito più 18 di diritto di riscatto. Un’operazione da potenziali 20 milioni, ossia il massimo che si poteva ricavare da un giocatore di fatto senza mercato. Poi c’è De Sciglio, che con un solo anno di contratto in essere ha portato in dote 12 milioni di euro. Mica poco per un futuro parametro zero.
Infine i botti finali: Niang, dopo aver puntato i piedi rifiutando l’offerta del Cska, alla fine è sì partito, ma alle condizioni del Milan, ossia per i 20 milioni pattuiti tra prestito oneroso (2 milioni), obbligo di riscatto (15 milioni) e bonus (3 milioni). Poi c’è Sosa, arrivato un anno fa per la cifra (fuori mercato) di 7 milioni di euro e rispedito in Turchia, dopo una stagione da dimenticare, per 6 milioni a dispetto dei 32 anni suonati.
In totale fanno 61 milioni effettivamente incassati più altri 21 ‘potenziali’, legati al riscatto di Bacca e ai bonus di Niang.
Risultato? Una squadra totalmente rivoluzionata, alleggerita da parecchi ingaggi pesanti e che vanta un’età media tra le più basse della serie A (24 anni e 13 giorni). A tutto ciò va aggiunto il tesoretto ricavato dalle cessioni che, calcolatrice alla mano, ha coperto l’intera somma versata per gli acquisti di Bonucci e Biglia. Se questo è non saper vendere…