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Diavolo in me

La verità di Musah sul caso Maignan

Il centrocampista del Milan svela un clamoroso retroscena sui fatti di Udine…

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“Noi l’abbiamo dimostrato – l’uscita dell’americano nel corso di una iniziativa del club rossonero chiamata ‘Tutti i colori dello sport’ -. I tifosi urlano sempre qualcosa contro, ma quando è troppo è troppo”.

Musah, al Milan da agosto e anch’esso vittima di razzismo ai tempi del Valencia in Spagna, ha raccontato quanto vissuto da Maignan: al Bluenergy Stadium il 21enne era in panchina. “Mike non voleva continuare, ma gli siamo stati vicini e non lo abbiamo lasciato solo. Queste azioni ora devono avere conseguenze. Bisogna fare qualcosa e la nostra reazione in campo è stata giusta, ci ha dato la sicurezza che siamo un gruppo unito” le parole convinte della mezz’ala al primo anno in rossonero.

Il comunicato dellUdinese

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“Nel prosieguo delle attività investigative relative agli episodi di razzismo verso il portiere del Milan Maignan, che hanno determinato l’interruzione temporanea dell’incontro di calcio Udinese-Milan, grazie ad un’opera certosina di analisi incrociata delle immagini del sofisticato impianto di video-sorveglianza presente presso lo Stadio Bluenergy, ha individuato 4 soggetti  indiziati di avere proferito invettive a sfondo razzista, quali ululati, “negro”, “scimmia”. Si tratta di due uomini ed una donna di 45, 32 e 34 anni della provincia di Udine e di un uomo di 42 anni di Udine, tutti deferiti in stato di libertà alla Procura della Repubblica di Udine che sta coordinando le attività di indagine. Contestualmente, il Questore della Provincia di Udine ha emesso nei suoi confronti un Daspo per la durata di cinque anni (misura massima prevista trattandosi di soggetti non recidivi). Il risultato ottenuto giunge a poche ore di distanza dall’evento, grazie alla meticolosa attività posta in essere dagli uomini della Polizia di Stato che hanno visionato per ore le diverse riprese dell’impianto di videosorveglianza, incrociandole, sino a giungere all’odierno risultato”.

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