Il Moviolone
Bartali-Coppi, una rivalità rivissuta tra racconti, immagini e video
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12 anni agoon
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RedazioneSui pedali con Bartali e Coppi: il ciclismo, storia di uomini veri.
È il titolo dellultima storia di sport raccontata in giro per lItalia dal giornalista di Mediaset Nando Sanvito, esperto di calcio per una volta prestato al ciclismo, che dice con chiarezza qual è la chiave di lettura della storia della più grande rivalità sportiva italiana degli anni a cavallo della seconda guerra mondiale: quella tra i ciclisti Gino Bartali e Fausto Coppi.
Martedì 28 Maggio, a partire dalle ore 21.00, in Piazza XXVI Maggio a Varese, nell’ambito degli incontri dell’ottavo Memorial Fabio Aletti, chiunque voglia rivivere le gesta di questi due campioni sarà il benvenuto.
La storia di un rapporto che ha abbracciato la vita di entrambi, una perifrasi che vale nello sport come nella vita. Due nomi che, forse, ai più giovani appassionati di sport ma digiuni di annali del ciclismo cominciano a non comunicare quasi più nulla se non il rimbombo sordo dei luoghi comuni con cui, a cinquantanni di distanza, vengono ricordate dai media le gesta in bianco e nero dellAirone e il Ginettaccio, sullo sfondo di unItalia prima allo sfascio, divisa tra fascio e partigiani ma che poi è risorta.
Un motivo in più, quindi, per risentire, con piacere, raccontare di nuovo le loro imprese in sella alla Legnano e alla Bianchi, ma soprattutto, la storia della loro amicizia. Perché di questo, in fondo, si tratta. Della storia di un rapporto tra uomini veri che è iniziato sui tornanti dellAlpe dHuez e del Galibier, delle Dolomiti e dello Stelvio, ma che ha fin da subito raggiunto le pagine della vita di entrambi di tutta la vita intera dentro e oltre lo sport, fino e oltre la morte.
Il percorso curato da Sanvito si snoda tra foto e video depoca appoggiandosi a spezzoni della recente fiction andata in onda sulla Rai in occasione del 50° della foto in cui sul Galibier i due si scambiano laltrettanto celebre bottiglia dacqua è che tra Coppi e Bartali quello con la testa sulle spalle era Gino. Che sarà per Fausto, più giovane di cinque anni, il punto saldo e di conforto cui appoggiarsi lungo tutti i momenti difficili che il Campionissimo ha dovuto attraversare, dalle prime fatiche sui pedali, alla difficile situazione familiare dovuta alla separazione dalla moglie Bruna fino al brutto incidente che mise prematuramente fine alla sua carriera.
Uomini veri per un ciclismo a misura duomo dove già cerano polemiche a non finire su doping e durata della stagione sportiva, con gli organizzatori che stressavano gli atleti esagerando il numero di competizioni e impegni, proprio come oggi. E, oggi come allora, a uomini veri come Gino e Fausto il ciclismo deve sapersi affidare se vuole ripartire ed uscire dalla nuvola di fango in cui si è infilato negli ultimi anni, tra affari di doping e combine, vere o presunte che siano.
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