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Basket, Vanuzzo: Il segreto di Sassari è la continuità, siamo un gruppo molto unito
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12 anni agoon
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RedazioneLa stagione cestistica italiana entra nel vivo, con il girone di ritorno del campionato di Serie A e lavvicinarsi della Final Eight di Coppa Italia. Una delle grandi protagoniste in entrambe le competizioni sarà Sassari, che sogna unimpresa che avrebbe sicuramente una portata storica. Noi di Calcissimo.com abbiamo sentito in esclusiva Manuel Vanuzzo, capitano della Dinamo e uomo simbolo della squadra sarda.
Manuel, tu sei un giocatore di grande esperienza e giochi a Sassari dal 2006. A te che conosci bene la realtà della squadra sarda ti chiedo: qual è il segreto della Dinamo, attualmente seconda in campionato e qualificata brillantemente per le Final Eight di Coppa Italia? Il nostro segreto è la continuità, che ci ha permesso negli ultimi 4-5 anni di migliorarci sempre. Con il cambio di proprietà e larrivo alla presidenza di Stefano Sardara, due anni fa, abbiamo affrontato lavventura in Lega A. Questanno, rispetto alla passata stagione, abbiamo una base più solida, visto che sono rimasti i 7/10 della squadra che avevamo. La società è stata poi molto brava a completare la squadra con 2 giocatori di esperienza come Thornton e Ignerski e con un paio di giovani, come Diliegro, che aveva fatto molto bene il Legadue.
Cosa significa per te, che in carriera hai indossato maglie pesanti come quelle di Milano e di Montecatini, essere oggi il capitano della Dinamo Sassari? Senti il peso della responsabilità per questo ruolo? Non più di tanto, vivo questo ruolo tranquillamente, mi sento come tutti gli altri miei compagni. Certo, poi devi essere bravo a tenere i rapporti con i tifosi. Quando sorgono dei problemi devi essere capace di capire con chi e come parlare, saper tranquillizzare i compagni e fare da tramite fra giocatori e allenatore. Ma se le cose vanno bene, come in queste ultime due stagioni per noi, problemi non ce sono mai. Gli anni prima qualche malumore cera stato, ma nulla di più.
Che rapporto hai con il coach Sacchetti e che meriti ha avuto Meo in questa vostra ascesa ai vertici del basket italiano? Fuori dal campo Meo è come uno di noi, spesso sta con noi e partecipa con noi alle cene organizzate dalla società alla Club House. In campo è diverso da tutti, perché è un ex giocatore e ha giocato a livelli importanti. Con noi giocatori sa quando parlare e quando invece è meglio stare zitti. Allinizio con lui avevo qualche problema, perché sono sempre stato uno che parla molto, e a lui questo dava fastidio. Poi siamo arrivati a un compromesso e ora il coach sa perfettamente come gestirmi.
Anche questanno hai risolto alcune partite con una bomba da tre punti a suon di sirena. Da dove nasce questa tua abilità, è tutta questione di allenamento fisico o serve anche una componente mentale per restare così freddi in momenti tanto concitati? Io ho cominciato a diventare un tiratore quando sono arrivato in Serie A. Da Ala grande, non essendo un fenomeno sotto canestro devi migliorare in altri aspetti, così io ho cercato di migliorare nel fondamentale del tiro. Una componente mentale? Sicuramente il fatto di vivere in un ambiente che non ti mette pressioni aiuta.
Un altro elemento importante del successo della Dinamo è la perfetta integrazione degli americani e degli stranieri. Cosha di speciale Sassari in questo senso? In squadra siamo quattro italiani che giocano insieme da 3 anni e conosciamo bene lambiente, e questo facilita linserimento degli stranieri, come il fatto che la presidenza non li metta pressione quando arrivano. La Dinamo è gestita con una sorta di conduzione familiare, nelle scelte si guarda più la persona che il giocatore in sé. Noi poi abbiamo avuto la fortuna di prendere un playmaker eccezionale come Travis, che ha lasciato lNba per venire a giocare alla Dinamo a cifre che per certi standard sono sicuramente considerate basse, innamorandosi della Sardegna. E per quanto riguarda Drake e Botsy dopo tanti anni di esperienza conoscono molto bene lItalia. Con loro in squadra è tutto più facile, ormai sanno quando è giusto forzare i tiri e quando no. Anche perché Meo ti cambia più probabilmente se rinuncia a un tiro piuttosto che se ne sbagli uno.
Nellultima gara del girone di andata vi siete imposti in maniera schiacciante su Siena, vincitrice degli ultimi 6 campionati italiani. Quali sono state le tue emozioni e quelle della squadra dopo una vittoria prestigiosa come questa? Sicuramente ci ha fatto tanto piacere, soprattutto per la società e per il nostro pubblico, e resterà nella storia della Dinamo. Vincere di 30 punti (96-66, ndr) contro Siena è stata una grande impresa, ce la siamo goduta per due giorni, ma dal martedì abbiamo già iniziato a pensare alla partita successiva contro Biella.
Con la Dinamo lanciatissima, quali sono gli obiettivi della squadra per questa seconda parte di stagione? Per quanto riguarda il campionato, a inizio anno il presidente parlava di salvezza, io mi sono invece sbilanciato parlando di play-off. Mancano ancora 14 gare alla fine della stagione regolare e i numeri dimostrano che quello di questanno è un torneo molto equilibrato. Speriamo di arrivare più in alto possibile, in modo da avere la prima gara dei play-off in casa. Vorremo arrivare alla fine almeno fra le prime tre. Per quanto riguarda la Coppa Italia, mancano ancora due partite prima della Final Eight. Lanno scorso affrontammo Siena e uscimmo alla prima partita, questanno non ci poniamo obiettivi precisi ma speriamo di riuscire ad andare avanti.
A livello personale invece? Hai un tuo sogno nel cassetto? Sono contento del mio rendimento e del minutaggio. Ormai ho una certa età, non sono più un giovane che tiene sempre sotto controllo percentuali e statistiche. Per questo non ho particolari esigenze e mi metto a servizio della squadra. Se vince la Dinamo anchio sono felice.
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