Il Moviolone
Beat ‘em up, l’angolo del wrestling – SmackDown! compie 15 anni. E John Cena torna finalmente all’antico
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10 anni agoon
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RedazioneSarà che si festeggiava il quindicesimo anniversario di SmackDown!, e che probabilmente vedere immagini del 1999, del 2001 o del 2003 doveva pur stuzzicare la fantasia di qualcuno. Ma la conclusione della notte di wrestling andata in scena dal Wells Fargo Center di Philadelphia non può che essere considerata una boccata di ossigeno per tutti coloro che amano la disciplina e seguono con costanza le vicende della WWE, magari dai giorni di quel lontano debutto.
Il merito, probabilmente, è in buona parte da attribuire a Dean Ambrose, il cui personaggio appare sempre più interessante di settimana in settimana. Ma non si possono negare i meriti di John Cena, una volta tanto. E quelli di un Miz che senz’altro non può essere considerato tra i più abili sul ring della sua generazione, ma con un microfono in mano fa sempre la sua figura, anche quando si ritrova a interpretare una gimmick stucchevole come quella attuale.
Sta di fatto che, dopo diverse premesse intuite nelle passate settimane, John Cena sembra essere tornato all’antico. Il rapper di Boston negli ultimi anni molto spesso (se non quasi sempre) si apprestava ai grandi match dei PPV venendo sistematicamente brutalizzato nelle settimane precedenti (è successo anche la scorsa settimana a RAW), per poi riscattarsi quando il match iniziava a contare davvero. Un personaggio, come non manchiamo mai di sottolineare, disegnato per essere l’eroe dei più piccoli. Ma che chi ha superato i 12 anni d’età non può considerare proprio.
E così il mezzo colpo basso di Cena, che “concede” al suo rivale (buono) Dean Ambrose l’onore della finishing move ai danni dell’Awesome One per poi colpirlo a tradimento e, soprattutto, godersi lo spettacolo dallo sgabello è uno spot per la lotta professionistica. Perché mostra finalmente il volto della WWE nei panni di un lottatore, un lottatore vero, disposto a fare carte false pur di conquistarsi un minimo vantaggio sull’avversario. Non un supereroe dei cereali (parafrasando quanto detto da The Rock prima e da CM Punk poi) che con le sue sole forze e senza nemmeno una macchiolina sulla coscienza vive contro tutto e contro tutti.
Poco prima lo stesso Cena aveva mostrato (in ossequio a una metafora che negli States suona meno volgare che da noi) due palle da baseball allo stesso Ambrose, riconoscendogli che il suo avversario ne ha, eccome. La vera immagine del palazzetto della Pennsylvania, però, ci ha mostrato proprio il quindici volte campione del mondo tirarle finalmente fuori, prima fisicamente e a fine serata – ed era ora! – idealmente. E il sorriso finale del terzo rivale di Hell in a Cell, Seth Rollins, fazioni a parte, sembra sottolinearlo in maniera ancora più chiara: la notizia è decisamente buona per l’intero mondo del wrestling.
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