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Esclusiva: Domenico Di Carlo

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2 settimane agoon
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Redazione
Esclusiva: Domenico Di Carlo
Esclusiva: Domenico Di Carlo. “Cassano è stato un campione, l’esperienza alla Sampdoria è stata la più grande della mia carriera”.
Davide Sacchetti ha intervistato in esclusiva (clicca qui per altre interviste) per Calcissimo.com Domenico Di Carlo, ex calciatore e allenatore con una lunga carriera in Serie A e B. Dopo aver giocato per squadre come Parma, Verona e Sampdoria, ha intrapreso la carriera da allenatore, guidando diverse formazioni tra cui il Chievo Verona, dove ha ottenuto risultati storici. Di Carlo ha parlato del finale di campionato, dei giocatori che lo stanno sorprendendo e delle sue esperienze come allenatore.
Esclusiva: Domenico Di Carlo
Un finale di campionato incerto fino all’ultimo
Come sta vedendo questo finale di campionato di Serie A?
“È un campionato molto bello, come sempre, con una corsa a due tra Napoli e Inter, entrambe ottime squadre con due ottimi allenatori. Per me, l’Inter è leggermente favorita per via della maggiore esperienza, ma c’è anche la Champions da giocare e il Napoli sarà sempre lì, pronto a sfruttare ogni passo falso. Una squadra che mi sta sorprendendo e merita i complimenti è sicuramente quella allenata da Vincenzo Italiano.”
I giocatori che lo sorprendono in Serie A
Chi è il giocatore che la sta sorprendendo di più in Serie A?
“Ci sono diversi giocatori, sia italiani che stranieri, ma a me piace moltissimo il centrocampista del Napoli, McTominay. Ha molta gamba e qualità. Un altro che mi sta impressionando è Reijnders del Milan, è davvero completo, ha tutto. Poi c’è Orsolini, che sta vivendo una stagione fantastica. Sta cercando di entrare in nazionale con le sue prestazioni e spero che ci arrivi. Adesso ha raggiunto l’apice della sua carriera ed è un giocatore che fa la differenza.”
Il Chievo e la sua storica salvezza
Al Chievo non le è mai venuto il rammarico di non essere riusciti a entrare in Europa o fare un campionato più importante?
“Bisogna sempre considerare gli obiettivi della società. La mia, composta dal presidente Campedelli e dal direttore sportivo Sartori, diceva sempre che la salvezza per loro era come vincere lo scudetto, visto il budget economico a disposizione. Abbiamo fatto molto bene in quegli anni: il primo anno, abbiamo ottenuto una salvezza storica, arrivando da ultimi in classifica. Nel secondo anno, invece, abbiamo consolidato la salvezza con un campionato perfetto, arrivando decimi o undicesimi e con la quarta o quinta miglior difesa. Nel Chievo c’era una squadra che, appena non giocava da squadra, perdeva. Ma anche nelle sconfitte, tutti cercavamo di dare il massimo per aiutare il club.”
I suoi punti di riferimento da allenatore
Qual è stato l’allenatore che ha preso come esempio?
“Da quando ho iniziato ad allenare, i miei punti di riferimento sono stati i miei ultimi allenatori: Guidolin e Ulivieri. Erano entrambi allenatori vincenti. Ulivieri, in particolare, era un maestro, mentre Guidolin mi ha cambiato molto, sia a livello tecnico che mentale. Quando ho iniziato ad allenare, mi piaceva molto il modo in cui lavoravano entrambi, quindi ho cercato di prendere il meglio da loro. Ora, però, sono un allenatore completamente diverso: il calcio evolve, va studiato e capito. Bisogna essere bravi a trovare la superiorità numerica e a capire quando una squadra ti pressa.”
La sua esperienza all’estero
Durante la sua carriera ha mai allenato all’estero?
“Sì, all’estero ho avuto l’opportunità di allenare la nazionale del Kazakistan. Mi era stato proposto di restare tre anni e allenare la squadra più importante del loro campionato. In Italia, la proposta più importante è stata quella di allenare la Sampdoria, che è stata senza dubbio l’esperienza più grande della mia carriera.”
Cassano alla Sampdoria
Come gestiva Cassano durante gli allenamenti e le partite?
“Antonio va conosciuto, ho avuto la possibilità di conoscerlo sia come giocatore che come persona. È chiaro che, a volte, bisogna anticipare alcune situazioni. In quel periodo, c’era il team manager e altre persone dello staff che hanno svolto un ruolo importante. Con Antonio abbiamo fatto un buon percorso, perché sapevamo quando dovevamo intervenire e quando lui aveva bisogno di più tempo per recuperare.

Voglio ringraziare Antonio per la disponibilità che ha avuto nei miei confronti in quell’anno, perché mi ha aiutato a crescere come allenatore e a gestire un campione. È stato un binomio importante. Poi, come tutti sanno, è successa quella vicenda tra lui e il presidente che nessuno si aspettava, perché Cassano era visto come il ‘figlio’ di Garrone, e da lì si è rotto qualcosa. Ma ancora oggi, devo ringraziarlo per come mi ha aiutato a gestire un giocatore così importante.”
Esclusiva: Domenico Di Carlo

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