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Fagioli-Thiago Motta: “Il mister non mi considerava più!”

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Fagioli-Thiago Motta

Fagioli-Thiago Motta: in un’intervista rilasciata al ‘Corriere dello Sport’, l’ex bianconero svela il perché dell’addio alla Juventus.

Al termine di FiorentinaJuventus, sono stati in tanti a chiedersi se realmente un giocatore come Nicolò Fagioli non servisse ai bianconeri.

Il centrocampista, che ha salutato la Vecchia Signora a febbraio, ha sfornato una prestazione di valore assoluto nella sfida di domenica.

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In sintesi: 2 assist e giocate con le quali ha nettamente dominato in mediana: tanto da risultare al 90′ uno dei migliori in campo.

E proprio Fagioli, in un’intervista rilasciata al ‘Corriere dello Sport’, ha parlato del suo addio alla Juventus.

Entriamo in merito alle parole del centrocampista viola.

FAGIOLI E L’ADDIO ALLA JUVENTUS

Queste le prime parole di Nicolò Fagioli:

Mi sono riappropriato della mia vita. Alla Juve sono stato 11 anni, quando a fine dicembre ho deciso che me ne sarei andato mi sono sentito più leggero. Ma nel momento dell’addio ho pianto, perché è stata una bella botta: ho pianto senza accorgermene. Quel giorno mi sono reso conto che si chiudeva una lunga fase della vita, che lasciavo i posti, i compagni, il tragitto di tutti i giorni: é stato traumatico. La Fiorentina mi ha accolto con tanto affetto e la novità ha finito per prevalere sul resto“.

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FAGIOLI E L’ADDIO AL RAGAZZINO

Continua così il centrocampista:

La partenza da Torino mi ha permesso di esaurire la fase del ragazzino che mi stava molto stretta. La stessa cosa l’ha provata Moise (Kean, ndr). Alla Juve eravamo sempre quelli del settore giovanile, della Next Gen, trattati come tali. Uno scotto che abbiamo pagato“.

FAGIOLI-THIAGO MOTTA: LA MANCATA CONSIDERAZIONE

Thiago Motta il progetto

L’ex bianconero si sofferma, poi, sul rapporto con Thiago Motta:

Alla Juve devi vincere, vincere, e ancora vincere: non puoi sbagliare. Se sbagli vai fuori e se sei il giovane diventi il primo cambio senza che nessuno dica niente. Solo Allegri mi ha dato la possibilità di giocare con continuità. Dopo Genoa e Lipsia il tecnico non mi ha più considerato. Firenze, invece, mi ha restituito il piacere e la leggerezza. Fagiolino è morto, oggi sono Nicolò“.

Fagioli prosegue:

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Quando sai che l’allenatore non ti vede, se manca la fiducia ti prepari peggio, vai al campo, senti la pesantezza dell’allenamento e naturalmente non rendi. Se entri per 3/4 minuti e ti dicono che devi entrare meglio, dentro di te scatta qualcosa di negativo. La testa gira diversamente“.

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