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Gigi Buffon: “Tudor porterà energia positiva. Chiellini l’uomo giusto”

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Gigi Buffon

Gigi Buffon, ex numero uno bianconero e della Nazionale italiana, commenta la svolta avvenuta sulla panchina della Juventus.

Una svolta, quella avvenuta sulla panchina della Juventus, per provare a rendere meno amara una stagione fallimentare. Madama, infatti, ha deciso di esonerare Thiago Motta ed affidare il timone della squadra ad Igor Tudor. Il tecnico croato, a sua volta, cercherà di guadagnarsi la conferma anche per la prossima stagione.

L’obiettivo dell’ex allenatore di Hellas Verona, Udinese, Lazio e Marsiglia è quello di ricompattare l’ambiente. In più, bisogna centrare assolutamente il quarto posto in campionato: ultimo posto utile per accedere alla Champions League.

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E di questo cambiamento ha parlato anche Gigi Buffon, che con Tudor ha condiviso per parecchio tempo lo spogliatoio.

Di seguito, le parole dell’ex portiere bianconero.

GIGI BUFFON: IL PENSIERO SU IGOR TUDOR

Italia Buffon

In una intervista rilasciata ai microfoni di ‘Sky Sport‘, a margine del ‘WEmbrace Awards‘, Buffon si espone così:

Igor è sempre stato uno che quando entra in un gruppo lo si nota, sia per l’importanza fisica sia perché trasmette sempre ideologie importanti. Gli piace relazionarsi con il gruppo e contaminerà l’ambiente con energia positiva. Gli auguro tanta fortuna: ci vorrà per raggiungere i risultati”.

LE QUALITA’ DELLA JUVENTUS

Sulle qualità della formazione bianconera, Gigi Buffon si esprime così:

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“Penso che la Juventus sia una squadra con individualità tecniche e morali importanti. La verità è che fino ad adesso non sono riusciti ad esprimerle: mi auguro che Tudor metta il gruppo nelle condizioni di esprimersi al massimo tecnicamente e moralmente”.

GIGI BUFFON SUL RUOLO DI CHIELLINI

Buffon prosegue parlando dell’ex compagno di squadra Chiellini:

Giorgio conosce nel profondo l’anima della Juventus. Avendolo vissuto da protagonista ha gli strumenti per aiutare e consigliare chi è intorno per superare determinate difficoltà. Come lui ce ne sono anche altri: ad esempio Del Piero, Marchisio, Bonucci o Barzagli. La verità è che non dobbiamo soffermarci solo sulla storia di un ex campione, essere dirigente significa avere competenze che non è scontato avere dopo essere stato un gran giocatore”.

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