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Da bomber a prigioniero politico: la triste parabola di Al Saadi Gheddafi!
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9 anni agoon
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RedazioneUna storia quasi comica che sta però vertendo -in queste ultime ore- in tragedia. Se infatti la parabola calcistica di Al Saadi Gheddafi potrebbe strappare facilmente qualche sorrisino agli appassionati del calcio nostrano, quello che il figlio dell’ex colonnello sta patendo in queste ultime ore ha un che di preoccupante, per non dire di tragico.
Dopo essersi presentato al mondo come centravanti ed essersi conseguentemente auto-nominato capitano e stella indiscussa della nazionale libica nei primi anni 2000 -quando era anche, contemporaneamente, presidente della federcalcio del paese africano- Saadi Gheddafi decise di mettersi davvero in gioco e tentare così il salto nel grande calcio.
Fu il Perugia di Gaucci, vulcanico presidente incline per natura a questo tipo di operazioni-slogan, ad ingaggiare il bomber di regime: in Umbria Saadi contribuì, è proprio il caso di dirlo, alla retrocessione dei Grifoni in serie B dopo anni di onorata serie A disputando una sola partita, contro la Juventus di cui il padre Muhammar era tifoso e azionista.
Quindi una stagione in B con i biancorossi (senza mai scendere in campo) e le fugaci esperienze con Udinese e Sampdoria per un totale di pochi minuti giocati nell’arco di un biennio. Segue poi il ritorno nell’anonimato calcistico, fino al ritorno agli onori delle cronache negli ultimi tempi: in seguito al rovesciamento del regime del padre oggi Saadi è tenuto prigioniero nel carcere di Al Hadba dopo l’estradizione dal Niger lo scorso 5 marzo 2014.
Qui l’ex attaccante libico ha subito torture e soprusi da parte delle milizie islamiche, come dimostrano alcuni video che circolano in rete negli ultimi tempi. Ora Saadi è chiamato al gol più bello e importante della sua carriera: quello della libertà.
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