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Editoriale Juventus – Il pomeriggio di Moyes
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11 anni agoon
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RedazioneCon il suo fare composto da gentleman britannico, David Moyes, si è accomodato in uno dei rari posti della tribuna autorità del Sant’Elia di Cagliari. Avrà dato uno sguardo allo scenario e, attonito, comunicato la sua emozione a chi lo accompagnava in questa trasferta di lavoro. Alla sua destra un cantiere delimitato da ponteggi, gru e ruspe; a sinistra la curva nord aperta al pubblico solo al piano inferiore. Dirimpetto l’inquietante scenario d’una tribuna chiusa. Questo è lo “stadio” dove gioca la sesta squadra italiana per bacino di tifosi. Non solo. Chiedete a un sardo cosa significa battere una corazzata del nord e lui risponderà che equivale al riscatto sociale. La spinta del pubblico, in determinate evenienze, diminuisce il carattere di impossibilità di certe imprese: Buffon smentirà dicendo che a calcio non segnano i tifosi ma vogliamo paragonare il fatto di giocare dentro a una darsena piuttosto che in una bolgia?
Il calcio arriva laddove Stato, Governo e Pubblica Amministrazione arretrano. Perché si salvi un vecchio relitto come il Sant’Elia per affondare un impianto giovane come Is Arenas è un mistero che, al momento, non ha risposta. I rossoblù devono costruirsi la salvezza fra mille difficoltà. Una volta a Trieste, l’altra a Quartu, quella dopo a Cagliari senza pubblico, poi con lo stadio pieno… La situazione della squadra padroneggiata da Massimo Cellino è una delle mille maschere della nostra Serie A. Forse Serie B se comparata con altri campionati, decisamente più eccellenti del nostro. Capita spesso che alla Juventus basti un tempo per far quadrare i conti, per spostare l’equilibrio della bilancia a suo favore anche quando Roma e Napoli prendevano ossigeno da un forellino in una giornata apparentemente storta. L’azione perimetrale, i difensori a ridosso del centrocampo e le combinazioni con gli esterni sono gli attrezzi di lavoro di Conte.
La Juventus continua a migliorare se stessa avendo riscritto una pagina del proprio libro dei record: undici vittorie consecutive non le aveva mai ottenute né Carcano, né Trapattoni, né Lippi, né Capello. A differenza di quegli anni, l’attuale rosa bianconera denuncia un deficit di fuoriclasse però può vantare un collettivo unito come mai si è visto. Appena chiusa questa stagione si dovranno fare delle considerazioni specifiche: questa squadra non può accontentarsi di primeggiare in Italia ma deve puntare al bersaglio europeo. A decidere la gara di Cagliari non è stata la capocciata di Llorente o le corse del trenino Lichtsteiner, bensì la prima trasformazione di Claudio Marchisio. Una cannonata capace di scacciare via tutti i pensieri negativi accumulati in mesi di panchine. Proprio lui che dalle parti di Manchester è stimato, con buona pace di David Moyes.
Alessandro Legnazzi
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