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ESCLUSIVA – Chef Oldani: “Thohir buongustaio, Moratti un piatto della tradizione, Mazzarri una fiorentina”
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11 anni agoon
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RedazioneQuando si vuole conoscere un Paese bisogna senza dubbio visitarne i preziosi tesori artistici, le bellezze naturali e paesaggistiche, conoscerne gli abitanti, ma se si vuole comprenderne con immediatezza l’anima, il cuore e la pancia, cosa ci può essere di più immediato del lasciarsi avvolgere dagli alchemici equilibri olfattivi e gustativi che emanano da una pietanza ben cucinata? E se poi questa pietanza è creazione della cucina laboratorio di uno tra i più eleganti e innovativi chef italiani, siamo certi che lo straniero, in cerca di conoscenza, si sentirà un po’ meno straniero e un po’ più italiano.
Lo straniero in questo caso è il neo proprietario dell’Inter, Erick Thohir, lo chef, Davide Oldani, intervistato in esclusiva da “Calcissimo.com“.
Chef, lei è un super tifoso interista, come vede l’avvicendamento tra Moratti e Thohir al timone del club nerazzurro?
“È un’operazione che presenta diversi punti interrogativi, ma, allo stesso tempo, grazie all’immissione di nuovi capitali, permetterà all’Inter di poter programmare con serenità il futuro. Poi, il fatto che la famiglia Moratti rimarrà comunque in società, mi rende felice da tifoso nerazzurro, perché, se è vero che il mio cuore batte per la squadra, è altrettanto vero che la squadra è stata costruita da persone alle quali va il mio sincero ringraziamento. Queste persone sono i Moratti“.
Le mancherà la figura di Massimo Moratti come presidente?
“È ovvio che mi mancherà, ma sono anch’io a favore dei cambiamenti, quando questi sono ben pianificati e attuati con intelligenza. È chiaro che il tifoso rimarrà sempre legato a Moratti, ma era il momento giusto per cambiare, per dare il là ad una svolta che doveva necessariamente avvenire. Il fatto che poi il nome e l’immagine dei Moratti continueranno a rimanere legati all’Inter, per me e per tutti i supporters nerazzurri, è una gioia e al tempo stesso una garanzia“.
Che impressione le ha fatto Thohir?
“Sono stato insieme a lui qualche sera fa, diciamo che ho dato al mio nuovo presidente il benvenuto a Milano per quanto riguarda la cucina milanese. Ho avuto modo di parlare un po’ con lui e mi ha dato l’impressione di una persona che ha capito come muoversi e aspetta soltanto i suggerimenti del grande Massimo relativamente a quelle che saranno le operazioni da impostare nel futuro“.
Ha cenato nel suo ristorante?
“Non ancora, per il momento abbiamo fatto una foto insieme, ma l’invito è open e, dal momento che lui è un grande amante della cucina, ci vedremo sicuramente la prossima volta che verrà in Italia“.
Se dovesse cucinare per Massimo Moratti, che piatto gli preparerebbe?
“Sicuramente un piatto con una storia, ad esempio un riso alla milanese, perché Moratti è la storia dell’Inter, è l’uomo che ha costruito la squadra del triplete. In lui si fondono continuità e innovazione, per questo trasformerei il risotto alla milanese in zafferano e riso alla milanese D’O, che rappresenta un’evoluzione della tradizione“.
Se Walter Mazzarri fosse un piatto, che tipo di piatto sarebbe?
“Walter Mazzarri mi dà l’impressione di un grande piatto, con una grande forza, essendo lui toscano, mi viene in mente una bella fiorentina, un grande T-bone“.
Come valuta la stagione dell’Inter fin qui e come valuta, di conseguenza, il lavoro di Mazzarri sulla panchina nerazzurra?
“Devo ammettere d’essere rimasto particolarmente colpito da Walter Mazzarri. Dicono di lui che sia un grande lavoratore, sempre sul pezzo ed è soprattutto questo che mi piace di lui, perché io apprezzo molto le persone che si dimostrano così attaccate al lavoro e alla maglia. Mi ha davvero sorpreso, poiché mi aspettavo una squadra meno aggressiva e meno compatta, ma lui ha saputo valorizzare un gruppo di giocatori reduce da una stagione negativa come quella dello scorso anno, riuscendo a tirar fuori il meglio dalle risorse che ha a disposizione. Fin qui un lavoro fantastico da parte del mister!“.
C’è un giocatore di quest’Inter che le piace particolarmente?
“Alvarez è quello che mi ha colpito di più ultimamente, perché da brutto anatroccolo si è trasformato in splendido cigno“.
Prima di diventare un grande chef, lei, al pari del suo illustre collega Gordon Ramsey, era una giovane promessa del calcio… Pensa che cucina e calcio siano accomunati dall’essere due modi d’esprimere la propria creatività?
“Il calcio e la cucina hanno due cose in comune: la lettera iniziale, la C, ma soprattutto il gioco di squadra, che per me è una cosa fondamentale“.
Ritrova nella sua esperienza da chef, qualcosa della sua esperienza da calciatore?
“Il gioco di squadra. Infatti, tanto nella cucina, quanto nel calcio, il risultato si ottiene attraverso il lavoro di squadra, per questo la vittoria non è mai merito del singolo, ma del gruppo. Nella mia cucina io sono l’allenatore-giocatore, un player-manager alla Vialli, per intenderci“.
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