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ESCLUSIVA, Dainelli: “Italia? Nel 2006 si percepiva un’atmosfera buona, ora invece…”

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Davide Sacchetti intervista in esclusiva Dario Dainelli, attuale collaboratore tecnico del Genoa ed ex difensore, tra le altre, di Fiorentina e Chievo. L’ex calciatore ha ripercorso tutta la sua carriera nel mondo del calcio e ha evidenziato le problematiche dell’Italia.

Cosa ha rappresentato il Modena e la Cavese e tutto il percorso che hai fatto?
Ma come è normale come in tutti i percorsi c’è bisogno di tempo e di maturazione e quelle lì sono state tappe importanti per la mia maturazione arrivavo dal settore giovanile dell’Empoli dove avevo fatto il capitano ed ero un po coccolato e quando ti approcci al mondo dei grandi spesso ti accosti con la realtà che non è quella che hai vissuto fino a quel momento c’è chi è più pronto subito e chi nel lungo periodo. Vedendola a posteriori è stato un percorso che avevano valutato bene perché mi hanno mandato in piazze del Sud abbastanza calde per farmi un po le ossa.

Il passaggio a Brescia come è stato ?
Ma è normale quando dal settore giovanile passi alle prime squadre e poi sali di categoria. Il passaggio a Brescia oggettivamente è stato quello dove ho avuto l’approccio con campioni con gente molto forte con Baggio, Guardiola e Toni che era ragazzo ma aveva già fatto bene in A.
Giocare con campioni del genere da una parte ti fa capire che sei arrivato a buon livello,dall’altra se hai l’occhio e l’umiltà di guardarli con l’idea di apprendere sicuramente ti danno molto.

Ci racconti la corsa sotto la curva di Mazzone?
Io ero in campo Sinceramente siamo rimasti stupiti anche noi non c’è stato un primo pensiero, l’abbiamo vissuta dopo e ci abbiamo riso e scherzato anche se poi nel momento stesso non avevamo capito molto bene quello che era successo. Mazzone era spontaneo quindi riguardandola non ti dico che era prevedibile ma ci poteva stare come scena.

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L’esperienza della Fiorentina dove hai iniziato a giocare in palcoscenici importanti come l hai vissuta?
Ma sai io da toscano con il papà per la Fiorentina per me era un sogno un orgoglio andare a giocare a Firenze, ho avuto la fortuna di arrivare nella Fiorentina a 24 anni e già l’anno successivo diventare capitano e poi è stata una Fiorentina molto forte siamo arrivati in Champions l’abbiamo giocata. È stata un esperienza bellissima ed un orgoglio è stato il momento più alto della mia carriera e anche dal punto di vista umano quello era un gruppo di ragazzi che eravamo legatissimi e lo siamo rimasti anche adesso.

Nell’anno 2005 2006 tu fai l’esordio in nazionale già si percepiva che potevamo andare in Germania e vincere il Mondiale?
Ma sicuramente si percepiva che c’era un atmosfera buona, io ho fatto le ultime 2 convocazioni della tournée pre Mondiale e poi le prime due della qualificazione al Mondiale, era l’anno che si preparava il mondiale c’erano tanti campioni e tanta qualità nella squadra, si percepiva che si poteva fare un grande mondiale poi da lì a vincerlo non era scontato però le potenzialità si vedevano.

Un ricordo sul Chievo?
Ho vissuto una seconda giovinezza ero andato con l’idea di fare gli ultimi anni di carriera che poi son diventati quasi sette, è stato un posto dove sono rimasto molto legato ma anche la città e l’ambiente erano speciali e abbiamo raggiunto sempre l’obbiettivo della società che era la salvezza.

Per ripartire nel calcio italiano cosa serve?
Servono tante cose la problematica che stiamo vivendo in Italia è quella di un paese “benestante” però con le strutture e l’organizzazione non sviluppate come le hanno in altri paesi nei settori giovanili. Oggi in Italia non si fa attività sportiva che sia per il mondo social per tutto quello che ti offre la tecnologia i ragazzi escono veramente poco e quindi fanno attività sportiva solo quando sono chiamati a farla quelle 2 o 3 volte alla settimana per 2/3 ore e quindi è normale che perdi molto. Si sta vivendo un periodo intermedio dove non si gioca per strada ma non si hanno nemmeno le strutture per farlo fuori. Quindi ci sono meno ragazzi che vogliono fare attività fisica e da qui nascono altre problematiche che si portano nei settori giovanili però la base é questa del problema

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