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ESCLUSIVA – Panicucci: “Inzaghi ha cambiato la testa al Milan, Allegri e la Juve possono vincere entrambi, i guai del Napoli non nascono dal mercato”
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10 anni agoon
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RedazioneIl Milan che con Inzaghi sembra essere tornato grande con un deciso cambio di mentalità, la prima Juventus di Massimiliano Allegri che dopo i dubbi estivi è partita nel migliore dei modi pur con una gestione tutta nuova, il Napoli che dopo il flop europeo sembra essere entrato in crisi di identità. Questi i punti toccati dal mental coach Diego Panicucci, che in esclusiva per Calcissimo.com spiega cosa c’è, a suo giudizio, dietro ai momenti diversi delle tre big italiane.
Buongiorno Diego. Nelle prime apparizioni il nuovo Milan di Filippo Inzaghi ha vinto e convinto. Sembrano lontanissimi i tempi di Allegri e Seedorf in cui, oltre ai risultati, mancavano anche gioco e convinzione. Cosa è cambiato in casa rossonera? Merito del tecnico, dei nuovi innesti o di altro?
“Partirei proprio dalla tipologia di allenatore che questa volta è stato ricercato dai dirigenti del Milan, un identikit chiaro, preciso e dettagliato, serviva un uomo in grado di trasmettere oltre al gioco anche un DNA da Milan, questo ha portato ad individuare nel nome di Filippo Inzaghi l’uomo giusto.
Durante il periodo estivo, nelle partite giocate in agosto, viste le scarse performance del gruppo rossonero mi fu chiesto cosa pensassi della scelta fatta dai dirigenti rossoneri di optare su Inzaghi e in quel caso dissi di dare tempo al nuovo mister, soprattutto perché cambiare il modo di pensare della squadra, le convinzioni dei giocatori, il loro approccio alle performance, quindi il tipo di atteggiamento mentale, richiede tempo ed impegno, non bastano pacche sulle spalle e ripetersi che si è forti, per allenare la testa di uno sportivo servono capacità, conoscenze e professionalità.
Inzaghi ha il grande pregio di essere un allenatore giovane e molto motivato, questo lo ha portato ad allargare gli orizzonti di un generico allenatore, ha capito quanto possa influire l’aspetto mentale nella performance e su questo ha acquisito delle capacità di gestione del gruppo dando finalmente una impronta chiara sul cambiamento della compagine rossonera.
Ritengo che il merito di questo spirito da Milan vada attribuito totalmente al tecnico, gli innesti di altri giocatori possono sicuramente allargare e arricchire le possibilità di gioco ma difficilmente possono cambiare la mentalità di una squadra intera, per fare ciò occorre avere delle capacità ed indirizzare un lavoro costante e preciso nel tempo che indubbiamente porta a risultati importanti e certi.
Quindi, complimenti alla società per la scelta ma anche e soprattutto ad Inzaghi che con il tempo e grazie alla sua professionalità sta portando e porterà questa squadra a competere nei grandi palcoscenici che gli appartengono per storia, per caratteristiche e per DNA“.
Al Milan era stato bistrattato Allegri, che però alla Juventus è partito con il piede giusto, oltretutto con il coraggio di portare la sua filosofia in un ambiente che era abituato a vincere con metodi diversi, quelli di Conte. Sbagliava chi lo criticava prima o è stato entrare in un club vincente a far crescere il livornese?
“In questi casi sicuramente partire bene significa creare il contesto giusto per programmare la vittoria.
Dico questo perché nella Juventus mister Allegri ha subito trovato fiducia e un ambiente pronto ad accettare i suoi metodi senza pregiudizi e che logicamente sono risultati essere diversi da quelli di Mister Conte.
E’ un discorso analogo a quello fatto precedentemente con Inzaghi al Milan.
Dare una motivazione valida ad una scelta.
Qui la società ha operato in modo diverso, ovvero veniva da tre anni vincenti, l’addio di Conte sulla panchina bianconera è stato un fulmine a ciel sereno, o cosi è parso, in questi casi la società avrebbe potuto commettere degli errori in fase di scelta, presi magari dal pensiero negativo che poteva nascere da questo addio cosi turbolento e imprevisto, ma sono stati veramente eccezionali nel concentrarsi fin da subito sul riprogrammare la nuova strategia per i successi futuri, e ritengo che abbiano fatto un’ottima valutazione offrendo ad Allegri una panchina cosi prestigiosa e vincente.
Hanno optato per un allenatore che aveva fame di dimostrare a se stesso in primis di essere un allenatore da Top Club e nello stesso tempo con capacità importanti in termini tecnico/tattici.
Inoltre l’opportunità è stata grande sia per il club che per l’allenatore, oltre che per i giocatori stessi.
La Juventus ha dimostrato che una società non dipende da un singolo giocatore o da un ottimo allenatore ma anzi è qualcosa di molto più grande, per la squadra invece l’opportunità sta nel continuare a vincere grazie soprattutto al loro impegno e alle loro capacità senza lasciare dubbi che tutto il frutto del loro lavoro dipenda da un grande mister come è stato Conte. Per mister Allegri, una grande occasione, riuscire a vincere con un Club cosi prestigioso con la sua filosofia e magari portare questa squadra sul tetto dell’Europa, cosa che nel periodo Conte, seppur di grande successo, è risultata essere mancante.
Concludo sottolineando che per vincere prima di tutto va creato il contesto giusto alla vittoria, ovvero il terreno fertile che produrrà i risultati voluti, con la giusta strategia, il lavoro, l’impegno ed un obiettivo chiaro e condiviso si possono raggiungere risultati eccezionali“.
Dall’Athletic Bilbao al Chievo, il Napoli sembra aver perso testa, voglia e capacità di vincere. Da dove nasce la crisi dei partenopei? Dal mercato come accusano i tifosi, dal momento nero di alcuni uomini chiave o le cause sono più profonde?
“In questo momento la compagine napoletana risulta essere indietro rispetto a quanto ogni sportivo si sarebbe immaginato qualche mese fa, per quello che si legge e si ascolta, sembra quasi che le colpe vadano ricercate nel mercato o nella poca qualità del gruppo.
Io sono di tutt’altro pensiero, ritengo che la squadra sia competitiva e che la società, come dimostrato in questi ultimi dieci anni, sia cresciuta e abbia sviluppato un progetto serio con capacità e personalità importanti, per tale motivo il problema è senza dubbio di natura diversa.
Non conoscendo le situazioni interne al club, mi limito ad una osservazione dall’esterno e personalmente ritengo fondamentale cambiare immediatamente il modo di pensare, ovvero, andare ad interrompere quanto prima le idee e le convinzioni negative che si sono impostate nel gruppo di Benitez.
Solitamente quando inizia un ciclo come quello del Napoli di questo anno, ogni cosa prende una piega degenerativa, si creano castelli di sabbia e sembra tutto precario, polemiche annesse e connesse che di certo vanno ad alimentare una situazione che porta lontano dalla condizione migliore per lavorare e produrre in qualità.
Anche un ottimo programma di lavoro potrebbe, sicuramente, non portare i risultati voluti, spesso anzi porta risultati opposti.
In questo momento la squadra necessita di ritrovare lo stato d’animo che ha caratterizzato l’ottimo campionato dello scorso anno, per fare ciò prima di tutto ha bisogno di un ambiente positivo e stimolante ed in questo i tifosi partenopei sono fra i migliori e possono dare veramente un contributo importante alla squadra, cosi facendo si creerà il terreno perfetto per ripartire con i progetti e i sogni che la stessa squadra aveva ma con una identità più forte rispetto a quella attuale.
Una sconfitta spesso è molto più utile di una vittoria, tutto sta nel ‘come’ si legge e nel ‘cosa’ si fa dopo.
Siamo solo all’inizio del campionato e i veri campioni traggono sempre il meglio dalle situazioni che possono apparire più complesse“.
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