News
Inter, il pandoro? Indigesto, grazie.
Published
6 anni agoon
By
RedazioneCerto che buttare via (eviterei nel cesso, i perbenisti potrebbero insorgere) due punti dopo una partita tutto sommato controllata senza nemmeno troppo panico, eccezion fatta per la paratissima di Handanovic, ti mette proprio di pessimo umore. Anche sotto Natale. Soprattutto sotto Natale.
Ora si scateneranno una serie di processi dimentichi del fatto che il Chievo ha oggettivamente perduto in maniera rocambolesca con la Juventus e pareggiato con Lazio, Napoli e Roma. Insomma,tanto pippe non è che siano e, quando scendono in campo contro squadre diciamo blasonate, diciamo, danno l’anima. Fino al minuto novanta. Fino a quando l’arbitro non fischia la fine. Perché solo allora la partita si chiude.
Sabato di passione, si gioca perché poi bisogna replicare il ventisei dicembre e poi ancora il trenta; ci sono da recuperare soste inutili dovute ad una manifestazione ancora più inutile, lafantomatica Nations League; ormai non si sa cosa inventare pur di intascare qualche soldino col pallone.
Sarà l’atmosfera carica di jingle bells, sarà che i pensieri sono focalizzati su cosa regalare, a chi, quanti me ne mancano e, facciamo poco gli sboroni che il denaro è denaro, quale budget utilizzare che solo la famiglia ti mette sul lastrico e ti vengono i lacrimoni – NON è vero, giurin guretta. Vedere gli occhi sgranati dei bimbi mentre aprono i regali e le loro espressioni, i loro sorrisi, la loro gioia non ha prezzo – però mi avvicino a ‘sto scontro titanico, su un campo dove fatichiamo sempre come delle bbbestie con tre bi non si capisce perché, senza alcun pathos. L’unica emozione me la trasmette lo stomaco, particolarmente incazzato per via di una pessima piadina ingurgitata a pranzo tra un centro commerciale e l’altro, alla disperata ricerca di oggetti ed oggettini con cui spuntare le caselle vuote di coloro che hai dimenticato alla prima tornata. Bando alla piadina davvero orrida,do pienamente ragione al mio stomaco imbufalito peggio di un black bloc, riesco ad essere davanti al teleschermo giusto in tempo per seguire le gesta dei miei presunti eroi.
Non faccio nemmeno in tempo a rimuginare sulle spese pomeridiane che già mi sembra di aver visto e rivisto lo stesso film altre volte. Cenetta societaria alla quale segue prestazione orripilante. In effetti trascorriamo una mezz’ora buona cincischiando senza un perché, come fossimo andati a Verona per visitare il balcone di Giulietta e, se proprio proprio avanza tempo, un giretto all’Arena non si nega a nessuno, val sempre la pena.
Improvvisamente, manco Ivan Drago in Rocky IV ci sarebbe riuscito, il risveglio. Dal minuto trenta circa all’intervallo collezioniamo, nell’ordine: un occasione pazzesca con Mauro e paratissima di Sorrentino, un tiro insensato di Nainggolan meritevole di ben altra sorte, il gol di Perisic (bentornato), un rigore negato da Pasqua sempre a Ivan, Joao Mario che la mette fuori da metri due in scivolata. Insomma, il fantomatico tè caldo lo beviamo in vantaggio uno a zero. Poco, troppo poco. Però segnali incoraggianti; se spingiamo facciamo male, dobbiamo continuare sulla stessa falsa riga del finale di prima frazione.
Si ricomincia e, al solito, il tè si dimostra altamente indigesto, altro che piadina e piadina. Bivacchiamo sul prato verde come una bella compagnia intenta ad un picnic; zero cattiveria, zero agonismo, zero cuore. Manca quello che suona la chitarra poi stiamo a posto. Insomma, in sostanza combiniamo poco o nulla; facciamo nulla, poco è anche troppo. E non è questione di allenatore, spiace; non credo Spalletti dica ai suoi adesso andate fuori e fatevi mettere sotto dal Chievo. Anzi, stavolta Luciano nostro si accorge presto che qualcosa non funziona sicché fuori Nainggolan, per niente bene, dentro Vecino, se possibile anche peggio; ecco, casomai la domanda è perché Vecino, senza minutaggio e indietro di condizione e non Gagliardini, più pronto e con più corsa. Poi fuori anche Politano, prestazione altamente insufficiente, dentro Lautaro; ennesima delusione il ragazzino,passeggia per il campo. Lui, che il terreno lo dovrebbe arare coi denti, passeggia. Infine dentro Borja e fuori Joao Mario. Perché questo passa il convento.
Minuto novanta più uno, oscenità difensiva con responsabilità specifiche e pareggio di Pellissier su esco non esco di Samir, che non mi sento francamente di accusare. Frittatona servita, con i ringraziamenti della Verona clivense. Sia chiaro, i veneti non hanno rubato nulla; hanno approfittato semplicemente della solita pietosa disattenzione di una squadra che pecca di supponenza pur non avendo mai vinto nulla e che deve maturare, crescere, specialmente di testa. Sei sopra, puoi gestire, hai un tasso tecnico mostruosamente superiore e, invece di affondare, ti limiti al compitino, credendo di essere invincibile. Errori e orrori da accettare in un processo di crescita.
Ma, per cortesia, evitiamo di raccontare di fronte alle telecamere che questa rosa sarà difficile da migliorare. A meno che non ci si voglia accontentare di lottare per la zona Champions da qui alla fine dei nostri giorni. Meglio tacere. Cercando, senza se e senza ma, di migliorarla questa rosa. Anche perché, se ho capito bene, il settlement finirà a giugno, finalmente.
Ora serrare i ranghi, ci aspetta il Napoli; bonus terminati. E, cosa positiva, anche la cenetta societaria sarà un lontano ricordo.
Ah, se possibile evitare il pandoro, a Natale. Altamente indigesto.
Auguri a Voi.
Gabriele Borzillo