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Lo strillo di Borzillo – Polenta Taragna
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6 anni agoon
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RedazioneDa ragazzo, avendo come gran parte dei milanesi casa in montagna nelle valli bergamasche – vicinanza a casa e piste toste sulle quali affinare l’arte sciistica – appena possibile puntavo Lenna, ridente località appena sopra San Pellegrino Terme (si, quella dell’acqua minerale) per mangiare la taragna, specialità della zona. Vere e proprie scorpacciate di taragna. Incredibilmente buona ma con una leggera controindicazione: è pesante da digerire. Non pesante tanto per dire, pesante a livelli pesantissima. Il formaggio Casera sciolto in un mare di burro fuso è un macigno che si piazza sullo stomaco e ci vuole il suo tempo per riportare l’apparato digerente su livelli apprezzabili. In più aggiungeteci i bicchieri di vino (decisamente rosso e corposo) che lo accompagnano e potete avere un minimo di idea. Esperienza comunque da provare; se possibile riprovare. Ma NON prima di una partita di calcio. Mai.
Invece, perché altra spiegazione non riesco a trovarla, all’Inter hanno ben pensato di inserirla nel menù prima di scendere in campo a mezzogiorno e mezzo; colazione a base di taragna, adatta per combattere le basse temperature della Lombardia orientale. E i giocatori devono aver apprezzato, visto il rendimento in campo. Ripeto, altra spiegazione non riesco a trovarla, la pochezza raggiunta ha toccato livelli tali che nemmeno io e i miei compagni del sabato mattina saremmo in grado di emulare. Forse soltanto Handanovic ha rifiutato la polenta per un sano piatto di pasta all’olio e formaggio grana, bistecca ai ferri e fettina di crostata. Per fortuna, mi vien da dire, altrimenti non so come sarebbe andato a finire lo spettacolo indecoroso andato in scena a Bergamo.
Domenica uggiosa, pioggerellina fine ed inutile, quell’aria di novembre tipica della pianura padana; giochiamo all’ora di pranzo e già la cosa mi sta sulle palle, che poi finisco per non godermi il cibo in tavola e mi sovvengono attacchi di gastrite nervosa da guinness dei primati. Comunque, siccome la Lega ha deciso così, così s’ha da fare. E facciamolo.
Pronti via già capisci come finirà la giornata; da schifo. Pressati in ogni zona del campo, reattività dei nostri che al confronto un bradipo delle foreste pluviali del centro e sud America assomiglia a Bolt in un testa a testa con me sui cento metri piani. Insomma, dai e dai prendiamo meritatamente gol, in un torpore generale quasi da fastidio. Difesa natalizia, nel senso che un presepe si muove di più, centrocampo dove latitano un po’ tutti e dove Brozo deve correre per Vecino, di lui ricordo esclusivamente il nome detto dallo speaker dello stadio, e Gagliardini, tornato a livelli imbarazzanti dopo l’exploit della doppietta alla truppa di Juric che aveva fatto sommessamente mormorare stai a vedere che Roberto s’è destato; invece no, niente risveglio, sarà per il ragazzo una partita inutile sia tecnicamente che tatticamente, forse il peggiore dei peggiori in campo. Sicché il prode Marcelo, tira la carretta da inizio campionato, bisognerebbe dargli fiato ma non abbiamo sostituti all’altezza – unico grave errore di un ottimo mercato estivo – dopo venti minuti ha le visioni, cerca di distribuire gioco come è uso fare ma i muscoli non rispondono alle sollecitazioni del cervello per l’accumulo di acido lattico. E davanti non va meglio; Icardi sembra in una delle sue giornate no, i due esterni sono stanchi ancor prima di cominciare. E se Perisic, nonostante le parole di Luciano nostro, sta facendo male da qualche tempo, l’inconsistenza di Politano è francamente incomprensibile.
Così, per tutto il primo tempo, veniamo presi a pallate da undici ragazzi volonterosi allenati da un signore che a Milano è stato defenestrato per scelte incomprensibili e difficile gestione dello spogliatoio. Finisce uno a zero, mai risultato fu così bugiardo; solo Handanovic ed una buona dose di culo ci consentono di essere ancora in partita.
Pensi: adesso Spalletti cambierà qualcosa, non ci stiamo a capire un cazzo. In effetti si, Spalletti decide di cambiare Vecino (bontà sua) con Borja, che però non è il principe azzurro di Biancaneve e non riesce a deviare il destino pallonaro domenicale. O, meglio; il destino si potrebbe anche deviare grazie ad un rigore discutibile (lo dico e non lo nego, se me ne fischiano contro uno così mi incazzo come un tricheco che combatte per il suo harem) trasformato da Maurito ma è un tristissimo fuoco di paglia, spento dall’umidità lombarda. La squadra pare reagire; pare, perché l’Atalanta, complice un fallo insensato di D’Ambrosio (malissimo), segna nuovamente. Icardi si perde Mancini, Miranda resta incollato al terreno mentre il difensore orobico spicca il volo e infila da tre metri Samir, immobile. Tu dici: reagiranno, cambierà qualcosa…ecco, esce Politano. Entra Keita, e avresti voglia di fare delle domande a Luciano nostro. Il ragazzo non ne azzecca una che sia una, non tiene un pallone, non salta l’avversario nemmeno se avesse, lui sì, mangiato la taragna, non dà un pallone decente ai compagni. Cambio senza senso, con Lautaro in panca. Tu dici: manca poco, cazzarola, metterà un’altra punta. Invece no, invece Spalletti estrae dal cilindro la mossa Vrsaljko con uscita di Miranda e ti arrendi all’evidenza di non capire una beata mazza di calcio. Il resto è nulla, un penoso monologo della truppa di Gasperini, ex che continua a NON essere amato dalla tifoseria interista, fino all’uno a quattro finale, riassunto di una domenica bestiale.
L’Inter ha perso, ma sempre viva l’Inter.
Resettare, riposare e ripartire. Che di inverni zeppi di sconfitte mi sarei anche un pochino rotto i coglioni. Che le palle pare brutto da dire.
Non è successo nulla, noi non siamo questi e Spalletti nemmeno. Incidente di percorso, da risolvere il prima possibile.
Ad maiora.
Gabriele Borzillo