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Meteore nerazzurre – Da protetto di Ronaldo a icona gay… Lo riconosci?
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9 anni agoon
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RedazioneChiedete a un tifoso medio dell’Inter di farvi il nome di uno dei giocatori simbolo dell’infausta parentesi nerazzurra di Marcello Lippi. Molti risponderanno ricordando Marcos André Batista Santos, più conosciuto al grande pubblico come Vampeta. Non male, se pensiamo che si tratta di un giocatore che ha vestito una sola volta la maglia della Beneamata in campionato e ha collezionato solo otto gettoni in partite ufficiali.
Ma facciamo ordine. Nel 2000 l’Inter è reduce da un campionato difficile, in cui la qualificazione alla Champions League arriva solo in uno spareggio deciso da un Roberto Baggio che, per incompatibilità con il tecnico viareggino, ha già annunciato l’addio. I nerazzurri inoltre hanno ancora negli occhi e nel cuore l’urlo straziante di Ronaldo, infortunatosi gravemente al ginocchio nel corso della finale di Coppa Italia contro la Lazio. Quando il Fenomeno in persona, quindi, raccomanda un suo ex compagno ai tempi del PSV Eindhoven, che nel frattempo ha vinto campionato e supercoppa olandese oltre a un titolo brasiliano e un Mondiale per Club con il Corinthians, Moratti non ci pensa due volte e lo strappa agli olandesi in cambio di un assegno da 30 miliardi di lire.
L’intuizione sembra buona: nella Supercoppa Italiana contro la Lazio arriva il primo gol. E tanti complimenti. Vampeta è uno dei pupilli del ct della Seleçao Luxemburgo, che lo investe a erede naturale di Carlos Dunga. Anzi, in un’intervista addirittura lo definisce “un po’ Dunga e un po’ Rivelino”. In Italia gli osservatori lo ritengono un Marco Tardelli nato vent’anni dopo, insomma un uomo capace di prendere per mano il centrocampo di una squadra ambiziosa come l’Inter.
Ma quella squadra verrà estromessa ai preliminari di Champions dall’Helsinborgs (responsabilità, in realtà, prevalentemente di Recoba) e, dopo una sconfitta nella partita inaugurale a Reggio Calabria (in cui Vampeta gioca), Lippi si autodenuncia, consiglia a Moratti di licenziare l’allenatore e prendere a calci nel fondoschiena tutti i giocatori e saluta.
Per sostituirlo arriva Tardelli (quello vero) e Vampeta non vede più il campo. L’ultima presenza è in una partita di Coppa Italia in cui il Parma batte l’Inter per 6-1. “Nella mia carriera non ho mai vissuto momenti come questo. Sono stato eletto miglior giocatore del Brasile, sono titolare nella mia Nazionale, ma non gioco. Se non c’è spazio per me, preferisco andarmene”, si lamenta lui.
Inevitabile la cessione dopo soli sei mesi, al PSG, in cambio del ‘portatore di borracce’ Stephane Dalmat (noto anche per essere stato il primo numero 18 nerazzurro dopo l’indimenticato ‘1+8’ vestito da Zamorano). Arrivano solo sette presenze.
Il ritorno in Brasile gli porta bene (addirittura solleverà la Coppa del Mondo a Yokohama nel 2002), ma arriveranno una serie di dichiarazioni al vetriolo contro Milano, contro Parigi e anche contro Moratti, che in lui aveva creduto e che invece viene accusato di “non capire un accidente di calcio”.
Da qui il declino, rapido e inesorabile. Finisce in Kuwait, poi torna in patria, al Goias: una presenza in campionato e una rissa praticamente contro tutti i compagni. Così decide di cambiare vita: posa completamente nudo per la copertina della rivista gay ‘G-Magazine’ e passa alla conduzione di un programma su MTV, ‘Sem Vergonha’ (“Senza vergogna”). Non prima di aver indossato un’ultima maglia (ovviamente senza mai scendere in campo). Quella della Juventus. Sì, ma quella di San Paolo del Brasile.
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