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Poche idee, zero gioco e il morale a pezzi: ora Pippo ha i mesi contati…
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10 anni agoon
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RedazioneDispiace, ma l’addio a fine stagione tra il Milan e Pippo Inzaghi pare ormai cosa inevitabile. In quasi otto mesi sulla panchina rossonera, il tecnico piacentino non è ancora riuscito a dare un’identità, né un gioco alla sua squadra, condizione imprescindibile -al di là del mero risultato- per continuare la sua avventura con il Milan.
Troppa la confusione che regna -da mesi- nello spogliatoio rossonero, troppi i cambi di modulo che hanno solo avuto l’effetto di demoralizzare e togliere certezze ad una squadra già non eccelsa tecnicamente, troppe anche le incertezze nell’assegnare una fascia di capitano passata -manco fosse un fazzoletto o una pezza qualsiasi- di braccio in braccio a otto diversi giocatori in appena 23 gare di campionato (praticamente, un capitano diverso ogni tre partite).
E poi ci sono le valutazioni -errate- fatte in sede di mercato: perchè privarsi di gente come Torres, Niang e Saponara che, oggi, sono tra i punti cardine delle rispettive squadre? Che il problema non fosse tutto loro? Domande retoriche, che però meritano risposte serie e precise.
Il (non) gioco del Milan di Inzaghi sembra unicamente basato sulle ripartenze: una scelta rischiosa (oltre che discutibile dal punto di vista puramente estetico) dal momento che -dopo un girone giocato tutto in contropiede- gli avversari sanno alla perfezione come approcciare le gare contro i rossoneri. E l’ennesima dimostrazione è stata offerta dall’Empoli di Sarri, arrivato a San Siro per fare la partita, e uscito deluso dal pareggio rimediato.
C’è poi un problema a livello comunicativo: non è possibile che Inzaghi -a fine partita- si ritrovi a tessere le lodi di giocatori usciti spesso sconfitti dopo gare giocate passivamente e senza il giusto nerbo. Meglio piuttosto alternare bastone e carota senza mai dare l’alibi di frasi come “L’Empoli ha perso due partite nelle ultime quindici, non puoi pensare di dominarlo a San Siro“. Roba da matti, si sarebbe detto tempo addietro.
Per tutti questi motivi, la dirigenza rossonera sembra ormai decisa a chiudere il rapporto con Pippo a fine stagione, senza umiliarlo con un esonero in corsa che -a conti fatti- si rivelerebbe costoso economicamente (si tenga conto che, a bilancio, c’è già il pesante ingaggio di Seedorf) e contro producente tecnicamente (la sola alternativa, nel caso, sarebbe quella di Mauro Tassotti).
Meglio allora congedarsi civilmente con l’idolo di un tempo che –dopo quasi 14 anni di onorato serivizio- si appresta dunque a lasciare la maglia rossonera, forse per sempre. Dispiace (e tanto), ma è andata così.
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