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Buffon a ruota libera: la sua verità sui Mondiali, tra Prandelli, Balotelli e Cassano…
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10 anni agoon
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RedazioneGianluigi Buffon parla al ‘Corriere della Sera’ e in una lunga intervista assolve l’ex ct Cesare Prandelli, difende Balotelli e Cassano, ma boccia senza attenuanti i giovani calciatori italiani.
“Prima del Mondiale pensavo non che fossimo i migliori, ma comunque abbastanza maturi e affidabili da centrare, almeno, l’obiettivo degli ottavi di finale – la sua analisi -. Eliminati per il caldo? C’era caldo per tutti, forse molti di noi erano logori da un punto di vista fisico. Prima dei Mondiali però ci eravamo fatti apprezzare per il nostro gioco, in Brasile sembrava non avessimo idee. Ma la colpa non è di Prandelli, una persona perbene e un ottimo tecnico. Ha riavvicinato la gente alla Nazionale provando a proporre un nuovo modo di giocare con gli uomini che aveva a disposizione. L’idea era giusta, mi dispiace si sia dimesso“.
Buffon spiega anche le sue esternazioni a caldo dopo la sconfitta contro l’Uruguay che ha sancito l’eliminazione degli Azzurri: “Ho espresso un concetto di cui sono convinto ancora adesso. Ma in vent’anni di carriera non ho mai attaccato un compagno, figuriamoci se potevo farlo in un momento come quello. Oltretutto Balotelli ha già 24 anni, non lo si può considerare un giovane. Lui addosso di sé ha tantissime pressioni, ma se avessi qualcosa da dirgli lo farei in modo diretto. Comunque nessuno ha diritto di dargli consigli, se avessi 24 mi darebbe fastidio se tutti si comportassero come padri o fratelli maggiori. Dev’essere la sua famiglia a stargli vicino“.
“Ora si sta cercando di fare un polverone, di seminare zizzanie. Anche Cassano si è comportato bene, con i suoi pregi e i suoi difetti, è stato esilarante. Il polverone che è stato creato lo reputo disarmante. Però spesso mi capita di sentire ironie sull’età dei Pirlo, dei De Rossi, dei Buffon, dei Barzagli. Ma a rompersi le ossa per la causa sono sempre gli stessi“, continua il portiere.
“Oggi i giovani vengono caricati di grandi aspettative, ma sotto c’è tanta fragilità. Ci dicono dal 2010 che l’Italia è vecchia, ma non si manda un giovane in Nazionale dopo 3-4 partite buone, anche se ha il talento per diventare un campione. Prima bisogna fargli arare l’erba in serie A. Quando io esordii in Azzurro, due anni dopo il mio esordio, mi reso subito conto che era un onore, ma anche un impegno non facile da sostenere. Oggi un ragazzo dopo tre buone partite è in nazionale e dà per scontato tutto“, la conclusione del portiere azzurro.
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