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Juan Cuadrado: il futbol bailado della Colombia “brasiliana”
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10 anni agoon
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RedazioneLa Colombia ha già riscritto la storia in questi Mondiali: arrivando infatti ai quarti di finale la selezione sudamericana ha raggiunto il suo miglior risultato in Coppa del Mondo. Eppure, più che un punto di arrivo, questi quarti di finale sembrano la rampa di lancio per una squadra piena di talento e vivacità.
Tra i fautori di questo successo si potrebbe citare, ad esempio, quel James Rodriguez che fa sognare mezza Europa, col suo talento cristallino e i suoi numeri alla Maradona. Noi scegliamo un altro personaggio, forse più schivo, ma che sul campo crea scompiglio, portando allegria ad una nazione intera: parliamo ovviamente di Juan Cuadrado, stella della Fiorentina, miglior assist-man della kermesse brasiliana per il momento, scheggia svolazzante della fascia destra colombiana.
In coppia con Rodriguez, il riservato campioncino della Fiorentina sta facendo la differenza, e adesso su di lui si sono appuntate le attenzioni dei club più importanti, tanto che si rincorrono le voci di un suo trasferimento (anche sui siti che offrono la possibilità di puntare sul calciomercato). Ma dove comincia la storia del “Garrincha” colombiano? Proviamo a ripercorrere insieme i primi passi del giovane Cuadrado.
Nato a Necoclì il 26 maggio 1988, la vita del giovane Juan non è stata certo facile, anzi… A soli quattro anni perde il padre: la Colombia è una terra contesa, striata dal sangue d’innocenti, divisa tra partiti politici, idee e propagande. Tuttora si combatte nella terra di “Colombo” per ideali che spesso sfociano in violenze non giustificabili: le FARC sono ancora là, a contestare il potere di un governo “capitalista”.
Non siamo qui a giudicare gli ideali: ma il risultato è che tanti, come Cuadrado, hanno dovuto soffrire la perdita di persone care e crescere tra mille disagi. Per sostenere la famiglia, la madre, Marcela Bello, lavorerà nelle piantagioni di banane di Apartadò, lasciando il figlioletto alle cure della nonna. Una vita fatta di sacrifici in una delle piantagioni più grandi della Colombia: certo non un lavoro remunerativo né in condizioni ideali.
Donna Marcela si sacrificherà per sostentare la famiglia e per dare al figlioletto la possibilità di inseguire il sogno di una vita migliore. Il calcio gli era già entrato dentro, come un tarlo che corrode un legno tenero, piantando un’idea fissa tra i riccioli di quel che sarà uno dei trascinatori della Colombia nei Mondiali 2014: la voglia di diventare grande come il suo idolo, Ronaldo, e di giocare a calcio.
Da lì l’ascesa, sempre con l’aiuto della mamma: l’iscrizione alla scuola calcio del Manchester United ad Apartadò, dove aveva raggiunto la madre (che il giovane aiuterà nel lavoro alla piantagione); il passaggio alle giovanili dell’Atletico Uraba, squadra in cui passerà dal ruolo di seconda punta a quello di esterno di centrocampo; l’approdo all’Independiente di Medellin, dove assaggerà per la prima volta il professionismo e il calcio che conta; e infine il salto verso l’Europa.
L’Udinese lo acquistò nell’estate del 2009, constatando le grandi capacità di questo fuscello dotato di un dribbling come non se ne vedono più dalle parti della Serie A. Cuadrado porterà con sé la mamma e la sorella minore, Maria Angelo, ancora in fasce.
Prenderà la famiglia, allontanandola dal dolore e dal sacrificio: per il ragazzo e i suoi comincia una nuova vita. I primi anni all’Udinese rappresentano un periodo di transizione ed ambientamento nella vita di Juan: gioca poco ma impara tanto da Guidolin e da campioni come Di Natale.
La consacrazione del tornante colombiano si avrà nel 2011: l’Udinese lo girerà in prestito al Lecce. La stagione, purché sfortunata per i salentini, vedrà Cuadrado protagonista in campo, autore di prestazioni fenomenali e autentiche sessioni di “futbol bailado” al Via del Mare. Il Lecce retrocederà a fine stagione: il giocatore di contro sarà premiato come “miglior dribblatore” del nostro campionato (premio dato al giocatore che vanta il maggior numero di dribbling finalizzati).
Di ritorno dalla Puglia, il colombiano sarà acquistato dalla Fiorentina: il resto è storia nota, con la “freccia” di Necoclì che diventerà in due anni uno tra i migliori giocatori che la Fiorentina ha posseduto dai tempi della partenza dei mitici Batigol e Rui Costa.
Talento, gol, gioia e assist: in quest’esperienza viola Cuadrado è cresciuto parecchio, passando dal ruolo di inventore di giocate a quello di facilitatore. Il colombiano è diventato un uomo squadra, capace di cambiare le partite e di vincerle da solo in caso di bisogno.
Un campione, nel senso stretto del termine, obiettivo delle grandi di Europa. Eppure Juan rimane coi piedi per terra: vive con la madre e la sorella, in famiglia; riservato, esce poco, se non per festeggiare le vittorie con la squadra o per organizzare grigliate coi compagni argentini.
Soprattutto, porta nel cuore la Colombia e la sua Necoclì, dalle spiagge tropicali alla vita difficile ma intensamente bella: perché Cuadrado, anche se ha vissuto e sofferto, non ha mai perso l’allegria e la gioia di vivere, stesse qualità che mette in campo ogni volta che tocca un pallone.
Ed è proprio con la maglia della nazionale che il talento viola dà il meglio di sé: perché, anche se piena di contraddizioni, la terra natìa, amata e lontana, ti resta dentro e ti dà la forza d’andare avanti. Cuadrado l’ha fatto e ha vinto la sua sfida: è diventato grande.
Con la palla tra i piedi è un grande giocatore; fuori dal campo è un ragazzo con la testa sulle spalle e di sani principi. Il futuro è roseo per il “Garrincha” colombiano: dove possa arrivare questo funambolo pochi lo sanno. Possiamo dire invece che dove è arrivato rappresenta il risultato di uno spirito grande e di una voglia di riuscire e sormontare ogni ostacolo al di fuori del comune. Onore allora a Cuadrado e alla sua famiglia, capaci di prendere a calci la cattiva sorte.
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