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Juve, l’importanza di chiamarsi Roberto: trequartista, interno o sulla fascia, Allegri ha nella manica il jolly vincente!
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10 anni agoon
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RedazioneL’importanza di chiamarsi Roberto. Così, parafrasando Oscar Wilde, si potrebbe sintetizzare l’impatto di Roberto Pereyra sulla nuova Juventus di Massimiliano Allegri. Arrivato in bianconero nel corso del mercato estivo, accolto dai mugugni di tifosi e addetti ai lavori che lo accusavano di essere stato pagato troppo rispetto al suo reale valore, il Tucumano ha saputo far ricredere anche i più scettici a suon di eccellenti prestazioni, che hanno convinto il CT della Nazionale argentina, Gerardo Martino, a convocarlo per la prima volta nella Seleccion albiceleste.
Siamo convinti che anche l’ex tecnico del Barcellona, al pari di Massimiliano Allegri, sia rimasto folgorato dalla grande duttilità tattica di questo ragazzo di appena 23 anni, capace di ricoprire con egual efficiacia tutti i ruoli del centrocampo: mezzala, trequartista, esterno, Pereyra sa far tutto! Si potrebbe definire, senza tema di smentita, un tuttocampista, uno di quei calciatori che fanno la felicità dei propri allenatori. Un jolly alla Giaccherini per intenderci.
Corsa e dribbling sono le armi con cui Roberto può far più male agli avversari: quando parte in progressione palla al piede è difficile stargli dietro e si è spesso costretti a ricorrere al fallo per fermarlo. Qualità, ma anche tanta quantità, perchè l’argentino è abile pure nel recuperare il pallone e nel far legna in mezzo al campo quando ce n’è bisogno.
Tra i tanti pregi, però, anche un difetto: lo scarso feeling con il gol, conseguenza di un tiro in porta non certo irresistibile. D’altro canto, essendo un classe 1991, Roberto ha grandi margini di miglioramento e tutto il tempo per crescere e affinare le proprie capacità balistiche.
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